Quest’asana (posizione) è dedicata alla dea Sakini, una delle sei divinità tantriche che presiedono le funzioni corporali. Sakini è sempre rappresentata seduta su un mucchio di ossa a indicare il controllo completo del corpo, fin nella sua parte più profonda e materica, le ossa appunto. Sakini presiede al quinto chakra, il chakra della gola (Vishuddha) ed è legata al culto della Luna e delle erbe. Il chakra Vishuddha è collegato alle funzioni della ghiandola tiroide, influenza la crescita del cervello e del corpo favorendo la forza delle ossa, nonché a quelle delle paratiroidi che regolano la distribuzione del calcio e del fosforo. Inoltre, è il chakra della comunicazione, della voce, dell’espressione dei talenti. Oltre a stimolare Vishuddha, quest’asana attiva anche il sesto chakra, Ajna, situato in mezzo alle sopracciglia e nella zona occipitale, e legato alla chiarezza mentale, alla comprensione profonda, all’intuizione e alla chiaroveggenza.
Questa posizione favorisce la circolazione sanguigna; tonifica le ghiandole della tiroide e le paratiroidee migliorando il funzionamento del metabolismo basale; è molto utile per gli asmatici, per prostata e utero prolassato; aiuta a prevenire le vene varicose e a curare le emorroidi; tonifica gli organi addominali; cura affanno e palpitazioni.
E’ controindicata in caso di ipertiroidismo; affezioni di naso, gola, occhi e orecchie; pressione arteriosa alta; tensioni cervicali e durante il periodo mestruale.
Sembra un’asana particolarmente complessa ma in realtà, essendoci le braccia a sorreggere il corpo, non lo è affatto. E’ anzi molto gradevole, una di quelle asana in cui si rimane volentieri a lungo, per sentire le gambe sempre più leggere e la spina dorsale libera da pesi e tensioni. E’ ideale da eseguire la sera, prima di coricarsi.
L’ASANA
Sdraiarsi supini, a gambe unite, le braccia stese lungo il corpo. Collegarsi al proprio respiro e assumere consapevolezza di ogni parte del proprio corpo. Poi, inspirando, sollevare lentamente le gambe (possibilmente tese) e tutto il busto, premendo le mani e le braccia a terra. Quando il bacino si solleva piegare le braccia e sostenere il busto con le mani, iniziando un’espirazione lenta e profonda che finirà quando le gambe sono in alto, stese e unite; rilassare i piedi. Il mento poggia sullo sterno; la concentrazione va posta sulla respirazione diaframmatica. Mantenere l’asana da 5 a 20 respiri, aumentando gradualmente ogni giorno. Mentre si è nell’asana, fare attenzione a non muovere il collo. Per uscire dalla posizione, inspirare profondamente ed espirando lentamente riportare le gambe a terra e le braccia lungo il corpo, senza sollevare la testa dal suolo.
Se si incontrano difficoltà nel sollevare le gambe, si può ricorrere all’aiuto di una sedia o del muro.
Per evitare dolori alle vertebre cervicali, può essere comodo sistemare sotto al collo un asciugamano ripiegato, o un cuscino molto sottile, come nell’immagine qua sotto.
OM. Shanti. Shanti. Shanti.
Letture consigliate:
-Gabriella Cella Al Chamali, Il grande libro dello yoga, Rizzoli, Milano 2009