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Astri&Foglie: corso teorico-pratico

Che relazione c’è tra le piante e i pianeti e come accade che il carattere e il ritmo di un corpo celeste influenzino la vita vegetale?
Nei cinque incontri di questo corso, partendo dagli insegnamenti di Paracelso e dall’analisi degli archetipi rappresentati da ciascun pianeta, esploreremo le relazioni fra micro e macrocosmo, tra “ciò che sta sopra e ciò che sta sotto” così come tra ciò che sta dentro e ciò che sta fuori, percorrendo il misterioso confine tra materia e psiche.

Impareremo a ri-conoscere e a sentire – innanzitutto dentro di noi e di conseguenza anche fuori – le caratteristiche funzionali dei pianeti e come esse si presentino nel mondo della Natura. Ogni pianta, come ogni essere, sente ed esprime l’influenza di tutti i pianeti, ma tende ad avere uno o due pianeti “governanti”, la cui funzionalità si manifesta nella forma e nelle proprietà curative principali della pianta stessa.

Piante venusine, mercuriali, saturnine o solari… Come si riconoscono e come possono aiutarci? Il corso prevede sia incontri teorici-pratici con uscite nella Natura, dove si potrà apprendere un modo di osservare le piante che per qualcuno sarà del tutto nuovo. Proveremo a “leggere il libro della Natura”, a decifrarne i segni sintonizzandoci con la lenta danza della vegetazione, che continuamente ci parla. E, attraverso la Natura, si potrà forse comprendere un po’ meglio anche noi stessi. La Terra è un organismo vivente, così come il nostro corpo, così come il corpo dell’Universo, e la realtà che ci circonda non è che uno specchio che riflette gli avvenimenti della nostra Anima.

Relatrici: Giorgia Rossi (naturopata, floriterapeuta e orticultrice) e Giulia Marzocca (terapeuta energetica e astrologa)

Sedi: Siena, Val d’Orcia, Monte Amiata

SI PREGA DI CONFERMARE L’ISCRIZIONE TRAMITE TELEFONO O E-MAIL.
PER ISCRIZIONI E INFO SU CORSO, LUOGHI, ORARI E DATE PRECISE:
Giulia: 371 1543911
Giorgia: 347 6559825
e-mail: ortisensibili@gmail.com

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Samhain: ogni Fine è un nuovo Inizio

Per i Celti, dal tramonto del 31 ottobre al tramonto del 1 novembre il velo che divide mondi si assottiglia, permettendo alle creature di dimensioni parallele di entrare in comunicazione. Durante quel giorno, gli spiriti degli antenati defunti e quelli degli Aos Sì, “coloro che vivono sotto le colline”, ovvero fate ed elfi, potevano incontrare i viventi e festeggiare con loro, oppure perseguitarli.

Nella tradizione celtica gli Aos Sì erano considerati essere gli spiriti dei Tuatha Dè Danann (“il popolo della Dea Dana”), ovvero gli antenati più antichi degli stessi Celti, la popolazione che viveva nelle terre celtiche prima di ritirarsi nell’Altromondo in seguito alle invasioni dei Milesiani, i figli mortali di Mil Espaine, un invasore proveniente dall’Iberia.

I Tuatha Dè Danann, sconfitti dai Milesiani, accettarono di andare a vivere sottoterra, sotto alle colline così diffuse e caratteristiche del paesaggio irlandese, chiamate in gaelico “sidhe”, termine con cui si possono indicare sia le semplici colline che, per estensione, anche le creature che ci vivono.

20245809 Plate 6 There is almost nothing that has such a keen sense of fun...

Anziché divenire divinità o fantasmi, divennero fate, elfi e folletti: un popolo governato da leggi differenti da quello umano, che vive in una dimensione parallela alla nostra, con cui a volte si intreccia.

E’ interessante notare che davvero i Celti usavano seppellire i loro avi sotto a colline, scavando tombe simili a case, decorate con incisioni spiraliformi e orientate astrologicamente. Nel caso del Mound of the Hostages, una tomba neolitica situata in Irlanda, nella valle del fiume Tara, l’ingresso è allineato con l’alba di Samhain (pronuncia “saah-win” o “saa-ween”).

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I Tuatha Dè Danann sono con ogni probabilità una stirpe realmente esistita, sconfitta dagli invasori e sterminata, sepolta dai sopravvissuti sotto a colline e divenuta leggenda fra gli uomini. Gli antenati anziché semplicemente morire hanno attraversato il velo delle dimensioni, cambiando realtà e trasformandosi in un popolo fatato che, a Samhain, è molto facile incontrare.

L’importanza delle feste stagionali (Samhain, Imbolc, Beltane, Lughnasadh) presso i Celti risale ad origini molto antiche. James Frazer, ne Il Ramo d’oro, fa notare che il 1 novembre nelle terre d’Irlanda non poteva essere una data collegata al mondo dell’agricoltura, in quando il clima è già troppo rigido e il raccolto è terminato. Invece, è proprio intorno a questa data che i pastori riportano il bestiame dai pascoli di altura estivi, per ritirarlo nelle stalle, preparandosi al gelo e al buio. Samhain sarebbe pertanto una festa legata al mondo pastorale e perciò arcaica, precedente lo sviluppo dell’agricoltura. E’ la festa che celebra l’annuale morte della Natura, la fine dell’anno lunare e l’inizio del nuovo (il capodanno lunare vero e proprio ha luogo con il primo novilunio dopo il giorno di Ognissanti, che quest’anno cadrà l’11 novembre). Se a Beltane, festa speculare a Samhain celebrata ogni 1 maggio, si festeggiano la luce e la vita facendo grandi fuochi e danzandovi intorno, a Samahin si danza intorno agli stessi fuochi per accogliere l’oscurità e onorare la morte.

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Alcuni studiosi hanno ipotizzato che, in un remoto passato, a Samhain si svolgessero sacrifici di capi di bestiame e di esseri umani: il dio della vegetazione moriva e il suo sangue veniva utilizzato per fertilizzare la terra, per renderla ricettiva ai semi che vi avrebbero trascorso sognanti tutto l’inverno, germogliando soltanto mesi e mesi dopo, al ritorno della luce.

Samhain è una festa molto importante: è un rito di conclusione, di morte e rinascita (perché ad ogni fine corrisponde un nuovo inizio). I fuochi di Samhain servono a purificare, a bruciare il vecchio, ciò che non serve più, per permettere al nuovo di formarsi. Com Samhain celebriamo l’arrivo del buio e del freddo, riconnettendoci a quella rete della vita che ci fa tutti fratelli: onorando gli antenati, gli spiriti defunti, dai più vicini ai più remoti, alle origini della razza umana.

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Albero genealogico

Tradizionalmente, la sera del 31 si apparecchia la tavola aggiungendo un posto in più, per i morti. Si serve il cibo anche sul loro piatto e, alla fine del pasto, si pone quello stesso piatto fuori dalla porta, offrendolo agli spiriti che quella notte si aggireranno in questa dimensione.

Questo è un rito semplice che anche noi oggi possiamo ripetere. Samhain è un’ottima occasione per commemorare i morti del nostro lignaggio, vicini e lontani, onorandoli, invocando luce ed energie di guarigione per sanare i pattern negativi che ancora sopravvivono e ringraziando gli avi per i loro doni, per la vita, per i talenti che offriamo al mondo.

Milioni di madri hanno sofferto la gioia e il dolore del parto per permettere a noi di nascere. Siamo il frutto e l’anello di una lunghissima tradizione di amore, fatta da persone in carne e ossa, ognuna con i propri dolori, paure e fantasmi, che ci hanno trasmesso la vita facendo sempre il meglio che potevano. Samhain è il momento per riflettere su questo, per guarire e ringraziare. La Guarigione è un processo lungo, dura tutta la vita. E’ bello perciò dedicarle momenti sacri, in cui oltre che guarire noi stesse, guariamo anche il nostro lignaggio e, attraverso la rete della vita, il resto dell’umanità.

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Samhain è anche il tempo per rivolgere l’attenzione alla nostra interiorità, imitando ciò che fa la Natura: gli alberi fermano lo scorrere della linfa nei rami, concentrando tutta la loro vita sottoterra, dove la coltre di foglie e ghiaccio permetterà di mantenere il tepore. Sopra la Terra tutto sembrerà morto, mentre dentro, all’interno, la vita starà sognando forme e colori. Secondo Rudolf Steiner le stagioni corrispondono al ritmo del respiro della Terra: l’autunno è quando la Terra inspira, per poi trattenere il respiro durante l’inverno, espirare durante la primavera e rimanere in apnea d’estate, completamente esteriorizzata, in attesa del lungo inspiro che porterà nuovamente l’autunno.

Accogliamo il buio e il freddo sintonizzandoci con il nostro mondo interiore, concentriamoci sul respiro, poniamo attenzione a ciò che sentiamo dentro di noi. Tiriamo le fila dell’anno trascorso, buttando ciò che non serve più e ripulendo il nostro spazio, a tutti i livelli, da quello fisico a quello spirituale. Prepariamo un suolo fertile che accolga i semi dei nostri progetti futuri. Lasciamo dolcemente che la parte più attiva di noi vada in letargo e affiniamo i nostri sensi sottili. Facciamo lunghe passeggiate nei boschi, se possiamo. Proviamo ad ascoltare il rumore della Vita che sogna.

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Nota: tutti e tre i disegni riportati in questo articolo sono di Arthur Rackham (1867-1939), illustratore inglese che ha illustrato, tra gli altri, “Fiabe irlandesi” di Stephen James e “Alice nel Paese delle Meraviglie ” di Lewis Carroll.

Celebrando Mabon, l’Equinozio d’Autunno

La festa celtica di Mabon cade annualmente tra i giorni 21 e 23 settembre, in corrispondenza dell’Equinozio d’Autunno, spostandosi leggermente da un anno all’altro poiché l’Equinozio è un punto astrologico che segue le oscillazioni della Terra sul suo asse. Quest’anno è oggi, 23 settembre, alle 8.22 del mattino, con la Luna crescente appena entrata in Capricorno e il Sole nel segno della Bilancia. L’Equinozio d’Autunno accade quando il Sole attraversa la linea dell’Equatore durante il suo apparente viaggio verso Sud, e noi facciamo esperienza di un giorno e una notte dalla stessa durata. Fino a Mabon, le ore di luce erano più numerose di quelle della notte, ma d’ora in avanti succede il contrario: il buio si allunga sempre più, stringendo il giorno in un abbraccio di nebbia o gelide stelle.

Mabon corrisponde anche con il cuore del tempo di raccolta, è un periodo in cui giorno e notte sono uguali e per il momento la natura è in equilibrio. E’ il tempo per raccogliere ciò che si ha seminato, per ringraziare del raccolto e dell’abbondanza che la Terra ci offre. E’ anche il tempo giusto per portare a termine vecchi progetti e per piantare i semi di nuove imprese, o per un cambio nello stile di vita. Mabon è il tempo in cui si celebra l’equilibrio. Non a caso siamo appena entrati nel segno della Bilancia.

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In queste giornate puoi guardare alle tue spalle, non soltanto l’anno passato, ma anche la tua vita, e puoi pianificare il futuro. L’anno si trova in bilico tra i due opposti e la Natura è in procinto di sprofondare nella sua ciclica morte sognante, ma ancora splende di frutti maturi e foglie dorate. Nel ritmo dell’anno, Mabon rappresenta il momento del riposo e del ringraziamento, della festa dopo il duro lavoro del raccolto. A tiepide giornate autunnali fanno seguito notti fredde, mentre il vecchio Dio Sole ritorna tra le braccia della Dea.

Il passaggio di Mabon è inevitabile, così come la morte del Dio Sole, che lento scivola verso le Terre d’Inverno. Un altro anno volge al termine. Mabon ci ricorda che ogni cosa ha una fine e quando le cose finiscono è il momento adatto per celebrare i nostri successi, accettare ciò che ci è stato concesso, fare il punto della situazione, ringraziare noi stessi e coloro che ci hanno aiutato, prendendo parte all’equilibrio e all’armonia della vita.

Sintonizziamoci con l’energia di Mabon, questo tempo di riflessione e di equilibrio, sentendo questo stesso equilibrio al nostro interno, concedendoci un attimo di riposo. Approfittiamo di questa giornata temporalesca per ritirarci dentro noi stesse, come chiocciole o come scoiattoli nelle loro tane piene di foglie croccanti. Passiamo in rassegna i frutti che stiamo raccogliendo e gettiamo un’occhiata ai semi che stringiamo nella mano, pronte ad affidarli alle cure di Madre Terra, perché il suo tepore sotterraneo li culli attraverso il sogno dell’Inverno, mentre si accumulano le energie per il germogliare di un’altra Primavera. Ascoltiamo la gratitudine espandersi da dietro il nostro sterno in tutto il nostro corpo, come un’onda calda di silenzio.

OM. Shanti. Shanti. Shanti.

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I benefici della depurazione stagionale

“Questo è il grande mistero dell’autunno e cioè che non esiste zona della Terra di cui si possa dire: qui regna l’eterno autunno. Com’è certo che vi sono regioni della Terra in cui regna l’eterna primavera, l’eterna estate e l’eterno inverno, altrettanto sicuro è il fatto che non vi è luogo in cui esista l’eterno autunno. Perché le cose stanno così? Perché l’autunno è “la” stagione della “trasformazione”. La trasformazione è però qualcosa che si trova nascosto in tutte le stagioni e che tuttavia non può diventare palese.” (W.Cloos, L’anno della Terra nell’alchimia delle stagioni)

Secondo l’antroposofo Walter Cloos, l’autunno inizia già il 25 agosto, il giorno di San Bartolomeo, giorno in cui puntualmente, ogni anno, annusando l’aria ci si accorge che qualcosa nel suo odore è cambiato: dietro al profumo di sole e fieno si inizia a intuire un sentore di putrefazione, mentre tutto intorno a noi la Terra si prepara all’apparente riposo invernale, inglobando nel sottosuolo i processi di trasformazione, nascondendo il suo fuoco. Cloos prosegue la sua descrizione dell’autunno sottolineando come questa sia anche la stagione dei rumori: mentre prima la Natura era silenziosa, ora il bosco si riempie di suoni: tonfi di frutti che cadono a terra, schiocchi di semi che si aprono, scoppi, cigolii. E nei frutti che maturano, nelle foglie che scoloriscono e cadono al suolo si concentrano i minerali, in quell’humus che altro non è se non la cenere del dolce fuoco estivo che nei mesi precedenti è stato alimentato dall’interazione tra il campo energetico terrestre e le energie del cosmo, al di sopra dell’atmosfera, là dove ha origine il corpo astrale di Gaia.

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Interpretare le stagioni da un punto di vista spirituale è un modo per arricchire la nostra vita, donando senso al trascorrere circolare del tempo e introiettando i processi di mutamento: come fuori, così dentro di noi l’autunno porta trasformazione. Come gli alberi lasciano andare le foglie, così anche noi possiamo lasciar andare ciò che non ci è più utile, preparando uno spazio accogliente e pulito per trascorrere l’inverno.

Le giornate cominciano ad accorciarsi sensibilmente, alcuni temporali abbassano la temperatura dell’aria cosicché, se anche torna il sole, non fa più caldo come prima. Il mondo intorno a noi cambia: la luce è meno intensa e più “obliqua”, gli alberi perdono le foglie ricoprendo il suolo di tappeti variegati di colori caldi e bellissimi. Gli uccelli al mattino hanno un altro modo di gridare: ora il loro richiamo sembra quasi un saluto d’addio, che piano piano lascia il posto alle strida delle cornacchie, compagne inseparabili dei nostri inverni. Una coperta in più sul letto, asciugarsi i capelli dopo averli lavati, al mattino appena alzati ci sorprendiamo a rabbrividire, la sera non abbiamo più voglia di stare all’aperto ma il buio comincia a farci un po’ paura.. Arrivano le prime nebbie.

Questi cambiamenti, uniti al fatto che finite le vacanze si torna molto spesso a immergersi nei ritmi concitati del lavoro, della scuola, della città, influiscono sul nostro stato di salute così come sull’umore, portando dei cambiamenti anche dentro di noi.

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La nostra ghiandola pineale produce più melatonina, causandoci un aumentato bisogno di dormire (il cosiddetto letargo!) e una sensazione generale di spossatezza. Il cambio di luce e temperatura innescano un mutamento anche nei ritmi del nostro metabolismo, che “cambia marcia”: la sudorazione e la traspirazione diminuiscono, così come il moto, mentre invece aumenta l’appetito e il desiderio di mangiare soprattuto cibi caldi a base di carboidrati. Abbiamo “voglia di dolce”: questo accade perché il nostro copro è antico, è cambiato pochissimo negli ultimi 12.000 anni. Un tempo, con il finire della stagione calda, la vita dell’uomo subiva un brusco rallentamento: si raccoglievano gli ultimi frutti, si faceva scorta di provviste per l’inverno e ci si ritirava nelle proprie grotte, al caldo del fuoco, sognando e raccontandosi miti. Le attività della stagione autunnale, pur essendoci, erano limitate. Si raccoglievano i funghi e le frutta che cadeva dagli alberi, si raccoglieva legna, ci si preparava all’inverno. Rispetto al fermento estivo, con l’autunno il corpo entrava in una fase di riposo e di accumulo, in preparazione alla “morte apparente” dell’inverno.

Oggi non è più così, anche se al nostro corpo non l’ha detto nessuno! Si lavora con ritmi anche maggiori che durante l’estate e il cibo nei negozi è sempre disponibile, per cui non occorre fare provviste. Eppure, nonostante siamo perfettamente consci di questo a livello razionale, il nostro corpo, dalla sua antica saggezza, continua a mandarci gli stessi messaggi: ci sentiamo scoraggiati nel vedere meno luce, abbiamo una strana paura, ci sentiamo deboli, affamati, il cambio di umidità e di pressione può darci fastidi come gonfiori, mal di testa, infiammazioni alle giunture, malumori.

E’ importante vivere questi cambiamenti rispettando le esigenze del nostro corpo, andandogli incontro, senza forzarlo ma prendendosene cura con amore, decifrando i suoi messaggi come metafore di cambiamento.

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Il cambio di metabolismo innescato dalla diminuzione di luce e temperatura, mette inoltre in moto le tossine del nostro corpo, offrendoci un momento propizio per depurarci e per drenare i nostri organi e tessuti, in preparazione alla stagione fredda, per prevenire malattie e disturbi di vario genere.

Una fase di depurazione e drenaggio (sia fisico che mentale, se possibile!), alleggerisce il nostro corpo delle tossine che ancora si porta dietro dall’estate, spegnendo eventuali infiammazioni, aumentando la nostra energia vitale e migliorando il tono dell’umore. Inoltre, rimuovendo tossine, colle e cristalli dai tessuti, si previene l’insorgere di malattie stagionali e non, come raffreddori e bronchiti, eczemi, emicranie, atralgie, e si sostengono le difese immunitarie, che proprio in questa stagione vengono messe alla prova.

Gli organi emuntori del nostro corpo, ovvero “gli spazzini”, i “filtri”, coloro che si occupano di trasformare e smaltire le tossine che quotidianamente ingeriamo tramite cibi, farmaci e inquinamento oppure produciamo noi stessi a causa di tensioni e stress, sono: fegato (colle), intestino crasso (colle), reni (cristalli), polmoni (colle, emuntori secondario), pelle (colle, emuntore secondario), ghiandole sudoripare (cristalli, emuntori secondario). Le donne inoltre hanno come emuntori secondario per smaltire le colle anche l’utero.

Per “colle” si intendono i residui di una dieta ricca di amidi e glutine (che è appunto una colla) o di formaggio (la caseina è una colla). Le cosiddette colle sono alla base della formazione di muco e i producono infiammazione. Vengono smaltite tramite la bile nelle feci. Se questo meccanismo di depurazione non funziona, il corpo ricorre agli emuntori secondari (muco nei polmoni, leucorrea vaginale). Se anche ciò non fosse sufficiente, si creano i cosiddetti “emuntori patologici”, quali, per esempio, le emorroidi o gli eczemi.

I “cristalli” (generalmente cristalli di acido urico) sono i sottoprodotti principalmente di carne e alcol, e vengono smaltiti tramite sudore e urina. Se il corpo non riesce a liberarsene, i cristalli causano ritenzione idrica, infiammazione del tessuto connettivo (dove tendono ad accumularsi) e acidificano i tessuti, con grande dispendio della riserva minerale delle nostre ossa e accelerando il processo di invecchiamento.

E’ perciò molto importante provvedere, almeno due volte l’anno (primavera e autunno) a una depurazione e un drenaggio degli organi emuntori, così da alleggerire il corpo e la mente, ripulendo il sangue dalle tossine accumulate.

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Una buona cura depurativa parte innanzitutto dall’alimentazione: prima di iniziare la depurazione infatti è consigliato seguire per una settimana una dieta ricca di verdura e frutta biologiche, priva di alcolici e proteine animali e con una quantità moderata di carboidrati (possibilmente da riso o da altre fonti prive di glutine). Dopo una settimana, avendo alleggerito gli emuntori, si può procedere con una cura depurativa. Per “depurare” qui s’intende sostenere gli emuntori nel loro compito, in particolare il fegato, che è il filtro principale e spesso il più sovraccaricato. Per aiutare il fegato esistono vari alleati naturali, quali curcuma, cardo mariano (Silybum marianum L.), zinco, vitamine B, amminoacidi quali N-acetilcisteina e S-adenosilmetionina e altri fitocomplessi che vanno a favorire le due fasi di detossificazione epatica.

Cardo mariano (Silybum marianum L.)

Cardo mariano (Silybum marianum L.)

Una volta eseguita la depurazione e messe in moto le eventuali tossine che stazionavano in ambito epatico, si passa alla fase di drenaggio di tutti gli emuntori. Tramite piante quali fumaria (Fumaria officinalis L.), bardana (Arctium lappa L.), viola del pensiero (Viola tricolor L.), ortica (Urtica dioia L.), carciofo (Cynara scolymus L., ottimo sia per il fegato che per i reni), betulla (Betula alba L.), salsapariglia (Smilax medica Mill.), ortosiphon (Ortosiphon stamineus Bentham), il tarassaco (Taraxacum officinale L.), la liquirizia (Glycirrhiza glabra L.), il frassino (Fraxinus excelsior L.), il gallium aparine (Gallium aparine L.) e altre numerose piante che accorrono in nostro aiuto, procediamo a far defluire dal nostro corpo i rifiuti che abbiamo in precedenza movimentato.

Taraxacum officinale L.

Taraxacum officinale L.

In questa fase è importante bere molta acqua, almeno 2 litri al giorno, per aiutare l’organismo a drenarsi. Inoltre, è meglio mantenere un’alimentazione controllata, tendente al vegetarianesimo, per tutta la durata della cura e svolgere attività fisica frequente (l’ideale sarebbe mezz’ora di attività aerobica quotidiana) per far circolar il sangue più velocemente e quindi facilitare il processo di depurazione. Anche la respirazione completa ci aiuta a eliminare gli acidi carbonici tramite l’espirazione, alcalinizzando il sangue.

La cura dura circa sei settimane: una settimana di preparazione, poi la depurazione. Dopo un paio di settimane che si è iniziata la depurazione, si può contemporaneamente iniziare anche la cura drenante, che solitamente dura tre settimane.

In commercio si trovano numerosi prodotti per depurare e drenare e ci sono diverse case che propongono buone soluzioni.

In caso ci siano squilibri intestinali, è  bene accompagnare la depurazione con una cura a base di fermenti  per ripristinare l’eubiosi dell’intestino, disinfettando, togliendo l’infiammazione e reimpiantando i fermenti appartenenti alla flora “amica”.

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Ottimi drenanti sono anche i gemmoderivati, i quali tutti, per la loro stessa costituzione, stimolano gli emuntori e purificano l’organismo. Ci sono poi gemmoderivati indicati proprio per il drenaggio e la stimolazione dell’apparato digerente (ciascuno con le sue specificità d’azione), tra i quali: Betula verrucosa linfa e gemme, Carpinus betulus gemme, Ficus carica gemme, Juglans regia gemme, Fraxinus excelsior gemme, Tilia tomentosa gemme, Prunus spinosa gemme.

Un’importante aiuto ci arriva anche dalla floriterapia: Crab Apple del repertorio dei fiori di Bach è un fantastico sostegno per la purificazione da scorie fisiche ed emotive. Nel repertorio californiano troviamo Morning Glory e Nicotiana, che ci sostengono nel processo di depurazione liberando da dipendenze e sintonizzandoci sui ritmi naturali. Infine, nel repertorio alaskano c’è Black Tourmaline (vedi anche:http://bit.ly/1iM6vnT), fantastico rimedio purificante che agisce su ogni livello del nostro essere liberandoci dalle tossine e proteggendoci dall’inquinamento ambientale ed eterico.

Per aiutarci ad attraversare questa stagione di cambiamento può essere utile anche indossare pietre e cristalli energetici, stimolanti oppure protettivi, magari dai colori che ricordano quelli calde delle foglie cadute: ambra innanzitutto, che rafforza il nostro Sole interiore, diaspro rosso, occhio di tigre, corniola, opale di fuoco; ma anche ematite, tormalina nera, ossidiana, per proteggerci e radicarci.

Così come i gioielli e le pietre che indossiamo, anche i nostri abiti, che ora si fanno più caldi, possono riscaldarci l’animo tramite i loro colori. A me piace mimetizzarmi con i colori del bosco in questa stagione…

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Alcuni piccoli accorgimenti quotidiani per volersi bene e  stare bene:

-curare l’alimentazione: mangiare molta frutta e verdura fresca e di stagione; cercare di mangiare con calma, masticando a lungo, onorando il rituale del pasto

-svolgere regolarmente attività fisica (yoga, qi gong, passeggiate), quando possibile in mezzo alla Natura, ammirandone la maestosa bellezza che si trasforma

-bere molta acqua, anche sotto forma di infusi

-prendersi il proprio tempo, fare poche cose ma bene, non lasciarsi trascinare dallo stress

-respirare profondamente, ricordandosi del proprio corpo, ogni volta che è possibile

-svolgere piccole meditazioni ed esercizi di centratura, per connettersi con il proprio Sole centrale e con la Madre Terra

-vivere l’Autunno come una stagione dell’Anima. Come dentro, così fuori.

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Bibliografia e sitografia:

Campanini E., Manuale pratico di gemmoterapia,  Tecniche Nuove, Milano 2005

-Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Tecniche Nuove, Milano 2004

-Cloos W., L’anno della Terra nell’alchimia delle stagioni, Natura e Cultura, Alassio 1993

-Santagà D., L’albero della naturopatia, Editoriale Programma, Padova 2012

-Benessere naturale: http://benesserenaturalebologna.altervista.org/autunno-drenaggio/

-Solilunio: http://www.solilunio.it/pdf/letture/naturopatia/drenaggio.pdf

Tutto (o quasi) sul magnesio

Cos’è?

Il magnesio è un minerale essenziale per la vita dell’organismo umano e rappresenta solitamente lo 0,05% (circa 25 grammi) del peso corporeo totale. Il 70% circa di esso si trova nelle ossa, insieme a calcio e fosforo, mentre il rimanente 30% è situato nei tessuti molli e nei fluidi dell’organismo. Del magnesio ingerito tramite il cibo o gli integratori si assorbe a livello dell’intestino (ileo e colon soprattutto) il 30-40%, mentre il resto viene eliminato con le feci.

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La sua assorbibilità dipende dalla solubilità in acqua dei sali a cui è legato. Ecco perché per esempio il cloruro è ben assorbito a differenza dell’idrossido.

Il suo simbolo chimico è Mg (da non confondere con il manganese: Mn) e si tratta di un minerale alcalino-terroso.

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A cosa serve?

Il magnesio è fondamentale per il corretto svolgimento di moltissimi processi metabolici essenziali, tra i quali la produzione di energia del glucosio, la sintesi delle proteine dell’acido nucleico (DNA), la formazione dell’urea, il tono vascolare, la trasmissione degli impulsi muscolari, la stabilità elettrica delle cellule, la trasmissione degli impulsi nervosi, i meccanismi di contrazione del cuore. Inoltre è cofattore di più di 300 reazioni enzimatiche, il che significa che la sua presenza innesca, agevola e accelera l’azione degli enzimi, che sono coloro che rendono possibili le reazioni metaboliche del nostro organismo (dalla digestione dei cibi alla produzione di molecole di ATP, ovvero di carburante per le nostre cellule).

A livello neuromuscolare, contrastando l’effetto stimolante del calcio, il magnesio svolge un ruolo importante per le contrazioni, contribuendo anche a ridurre la cosiddetta “spasmofilia”, quella particolare condizione fisica ed emotiva strettamente legata allo stress: ipereccitabilità muscolare (tremori, spasmi, crampi), sensazione di ansia, tachicardia o extrasistole funzionali, diarrea emotiva, sensazione di nodo alla gola o alla bocca dello stomaco, difficoltà a rilassarsi e ad addormentarsi, risveglio nel mezzo della notte senza possibilità di recuperare il sonno…

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Il magnesio aiuta anche a regolare l’equilibrio acido-alcalino dell’organismo alcalinizzando i tessuti, e stimola l’assorbimento e il metabolismo (ovvero l’elaborazione delle sostanze da parte del nostro organismo per renderle utilizzabili) di altri minerali quali il calcio, il fosforo, il sodio e il potassio, nonché di tutte le vitamine del complesso B, la vitamina C e la E. Il magnesio è un sostegno indispensabile per la crescita delle ossa ed è necessario per il corretto funzionamento di nervi e muscoli, compreso quello cardiaco. E’ inoltre associato alla regolazione della temperatura corporea.

La maggior parte del magnesio presente nel nostro corpo si trova all’interno delle cellule, dove regola l’equilibrio elettrostatico, le reazioni enzimatiche, la comunicazione con le altre cellule e tiene il calcio all’esterno della membrana.

La concentrazione di magnesio intracellulare è fondamentale nel modulare l’azione insulinica (controllando l’iperglicemia), pertanto, in caso di carenza di magnesio, aumentano le probabilità di sviluppare sindromi insulino-resistenti e diabete alimentare, mentre il ripristino delle normali concentrazioni intracellulari di magnesio contribuisce a recuperare un migliore metabolismo degli zuccheri.

Il magnesio è fondamentale inoltre nella prevenzione degli attacchi di cuore e delle trombosi coronariche. Gli  integratori di magnesio possono proteggere da ischemie cardiache (che non sono  altro che da mancanza di ossigeno del muscolo cardiaco causata da spasmi o restringimenti e intasamenti delle arterie coronarie).

Esso sembra avere una certa importanza nel controllare il modo in cui le cariche elettriche vengono utilizzate dall’organismo per indurre il passaggio degli elementi nutritivi all’interno e all’esterno delle cellule.

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Il magnesio è inoltre efficace nel trattamento di disturbi neuromuscolari, nervosismo, scoppi d’ira, sensibilità al rumore, insonnia, depressione e tremori alle mani (sintomi spesso causati proprio da una carenza di questo minerale).

La sindrome premestruale viene alleviata dal magnesio, che diminuisce sia i dolori spasmofilici e il mal di testa, che gli sbalzi di umore.

Inoltre il magnesio può aiutare a ridurre, insieme alla vitamina B, le dimensioni dei calcoli renali di ossalato e a prevenire l’accumulo di depositi di calcio nel tratto urinario, rendendo calcio e fosforo solubili nelle urine.

E’ il magnesio, e non il calcio, il responsabile della formazione di quello smalto dei denti che resiste alla carie. Poiché le cellule delle ossa contengono la maggior quota di magnesio di tutto il corpo, è da lì che esso viene prelevato in caso di carenza, contribuendo a lungo andare allo svuotamento delle riserve minerali ossee e allo sviluppo di patologie quali l’osteoporosi (non solo causata da carenza di calcio, ma anche di magnesio). Essendo il magnesio molto alcalino, agisce come antiacido e può essere utilizzato in sostituzione di prodotti antiacidi comuni.

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Infine, il magnesio è fondamentale per la detossificazione epatica. La prima fase della detox infatti necessita di enzimi (ossidasi) che sono magnesio-dipendenti. Inoltre le altre fasi dipendono da coenzimi derivati da vitamine di gruppo B, e il magnesio interviene nei meccanismi di trasformazione delle vitamine in coenzimi, entrando dunque nei processi di detossificazione epatica sia direttamente che indirettamente.

Cosa succede in caso di carenza?

Dopo questa panoramica sulle funzioni del magnesio, risulta evidente quanto una sua carenza possa mettere in difficoltà il nostro organismo.

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In teoria, dovrebbe essere difficile andare in carenza di magnesio. Trattandosi di un minerale così importante per il nostro funzionamento, Madre Natura ha fatto sì che possiamo trovarlo in numerose e abbondanti fonti alimentari. E invece purtroppo oggi la carenza di magnesio è un fenomeno molto comune. Secondo numerosi studi, l’alimentazione moderna è particolarmente carente di magnesio e circa un individuo su venti (ma anche di più) ha questa scarsità subclinica (occorre anche far presente a tale riguardo che le normali analisi del sangue non bastano a svelare eventuali carenze, poiché il magnesio è presente soprattutto a livello intracellulare. Per avere un’idea precisa occorre fare il mineralogramma, analizzando il capello).  Carenze gravi di magnesio possono manifestarsi in persone affette da diabete, in quelle che assumono diuretici o preparazioni a base di digitale, nelle persone anziane, in quelle che soffrono di pancreatite, sindromi di malassorbimento intestinale, alcolismo cronico, disfunzioni renali, cirrosi epatica, arteriosclerosi, nei fumatori e in chi assume la cosiddetta “pillola” anticoncezionale o la terapia ormonale sostitutiva. Hanno inoltre un aumentato fabbisogno di magnesio le donne in gravidanza o allattamento.

Ma a parte queste carenze gravi, ci sono numerosissimi casi di carenze subcliniche che, senza avere conseguenze drammatiche nell’immediato, causano però tanti disturbi più o meno piccoli, abbassando notevolmente la qualità di vita e preparando il terreno per lo sviluppo di malattie più gravi con il passare del tempo.

Sintomi di carenza subclinica di magnesio sono: nervosismo, insonnia, crampi muscolari, vertigini, sbalzi d’umore, tendenze depressive, stanchezza, aritmie.

Oltre a non assumerne a sufficienza tramite l’alimentazione, molti di noi ne consumano una grande quantità per via di ritmi di vita stressanti o di frequenti attacchi d’ira o di ansia o nervosismo: durante questi episodi infatti, e più in generale in ogni situazione in cui il nostro organismo viene sottoposto a un qualunque tipo di stress (essere in ritardo, arrabbiarsi, essere in agitazione, piangere, rievocare nella propria mente eventi spiacevoli tornando a innervosirsi, eccetera), le nostre cellule consumano magnesio e, se dopo l’evento stressante non c’è sufficiente magnesio a disposizione, le cellule tendono a mantenere lo stato di tensione e allerta, senza potersi rilassare. Ed ecco quindi le contrazioni, l’irrequietezza, il continuo rimuginare…

Come fare dunque?

Il magnesio è presente, a livello alimentare, in frutta e verdura (soprattutto quella a foglia verde), semi oleaginosi (semi di girasole, lino, zucca, sesamo e soprattutto mandorle), arachidi, cacao, legumi, in particolare ceci, cereali integrali, noci, germogli.

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Considerando che la coltivazione con pesticidi e fertilizzanti chimici ha notevolmente impoverito il tenore in minerali della nostra Terra, in caso di aumentato fabbisogno di magnesio (assunzione della pillola o di farmaci, fumo, alcool, stress, gravidanza, sforzi fisici, elevata sudorazione…) può non essere sufficiente il semplice apporto alimentare. Si consiglia in ogni caso di cercare di acquistare e mangiare sempre frutta e verdure biologiche: oltre e rispettare la Terra e a non violentarla deprivandola di tutti i suoi elementi nutritivi e inquinandola, l’agricoltura biologica (quella vera) garantisce tendenzialmente anche una migliore qualità nutrizionale dei suoi prodotti. Infatti, essendo il suolo coltivato con il metodo biologico e biodinamico più ricco e fertile, i suoi frutti saranno automaticamente più ricchi in vitamine e minerali, oltre che naturalmente più gustosi! E’ facile rendersi conto che la verdura coltivata con il metodo convenzionale non contiene quasi nulla a livello nutritivo (a parte i residui dei pesticidi), dal fatto che non sa più di niente! Mangiare un pomodoro coltivato con il metodo convenzionale è come mangiare acqua.

(Sì, il biologico di solito costa un po’ di più. Ma ci sarà una ragione se i prodotti non biologici costano così poco! Non è che i contadini biologici si vogliono arricchire. Il cibo che mangiamo diventa la sostanza di cui siamo fatti. Fatevi due conti: meglio spendere di più per mangiare e di meno per vestirsi o per il cellulare, oppure meglio mangiare cose morte e avvelenate rischiando di sviluppare malattie e sempre più intolleranze alimentari per poi però comprarsi scarpe di marca e spendere cifre senza senso per apparecchiature tecnologiche? A voi la scelta.)

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Detto ciò, si rende spesso necessario l’utilizzo di integratori di magnesio. Sul mercato ce n’è davvero molti, di diverso tipo. In linea generale, quando ci si trova a dover scegliere, è meglio prediligere il magnesio cosiddetto organico.

Infatti, a meno che non si utilizzi il magnesio per scopi lassativi (nel qual caso possiamo ricorrere al magnesio ossido o idrossido), il magnesio inorganico, ovvero legato e minerali inorganici (magnesio carbonato, ossido, cloruro, solfato), rimane nel sangue, senza riuscire a penetrare all’interno delle cellule, dove più serve. La membrana cellulare infatti non riconosce i sali inorganici e non li fa passare al suo interno. Il magnesio inorganico quindi servirà per alcalinizzare il sangue, come rilassante muscolare e in alcuni casi come lassativo, ma non penetrando nelle cellule non andrà a sanare la carenza di magnesio del nostro organismo e verrà eliminato molto in fretta. Invece le forme organiche di magnesio (pidolato, orotato, lattato, fumarato, taurato, piruvato, gluconato) riescono a entrare nelle cellule, garantendo una più alta biodisponibilità del minerale, un migliore assorbimento e di conseguenza una maggiore efficacia, soprattutto nel lungo termine. Per il trattamento della sindrome premestruale, della spasmofilia, dell’ipercolesterolemia e per la prevenzione dei rischi cardiocircolatori, è decisamente al magnesio organico che bisogna ricorrere.

Distrutto/antagonizzato da:

Il magnesio è parzialmente perso con la cottura degli alimenti, antagonizzato da alcol, fumo, eccesso di zuccheri e latte, pillola, vitamina D sintetica, alcuni diuretici, tetracicline, raggi X, estrogeni, antidepressivi.

Interazioni:

L’ipertiroidismo, l’ipoparatiroidismo, l’iperattività surrenalica (sia corticale che midollare) producono un’aumentata escrezione del minerale. I metalli tossici, un eccesso di forsoro, di calcio, di acido fitico, di proteine, di zuccheri (diete iperproteiche o con un eccesso di carboidrati) interagiscono negativamente con il magnesio. Giuste quantità di vitamine del gruppo B, della C e della D, nonché un giusto rapporto con fosforo e calcio ne migliorano l’utilizzazione.

Indicazioni in naturopatia:

attività enzimatica del cuore: trattamento preventivo delle patologie cardiache

asse dello stress: il magnesio è fondamentale per la conduzione dell’impulso nervoso e muscolare. La sua presenza determina la decontrazione e il rilassamento muscolare attraverso il richiamo del calcio che aveva innescato la contrazione, così come a livello della placca neuromuscolare inibisce il rilascio di acetilcolina con effetto miorilassante

funzione energetica: il magnesio partecipa massicciamente dei processi di produzione energetica, fungendo da attivatore di numerosi enzimi

detossificazione epatica (direttamente e indirettamente)

sindrome premestruale: attraverso il miglioramento della detox epatica, il magnesio contribuisce al catabolismo degli estrogeni, migliorando i sintomi della SPM

spasmofilia

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Dosaggi:

RDA: circa 300-400 mg al giorno.

In terapia si arriva a 1 g al giorno.

Controindicazioni e sovradosaggio:

Va evitata l’assunzione di integratori a base di magnesio in caso di insufficienza renale. La tossicità dovuta a sovradosaggio è  minima, grazie all’abilità dei reni di eliminare il magnesio in eccesso (sino a 60 gr al giorno).

Una cosa bella:

Il magnesio è molto presente nelle verdure a foglia verde perché il colore verde di queste dipende dalla presenza di clorofilla, chiamata da alcuni “sangue vegetale” per la sua notevole somiglianza di struttura chimica: la molecola di emoglobina contiene al suo centro del ferro, mentre quella di clorofilla del magnesio. A parte questo, la somiglianza è quasi perfetta! Il magnesio è per le piante quello che il ferro è per noi!

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Bibliografia:

-Kirschmann G. e J., Almanacco della nutrizione, Alfa Omega Editrice (ed. americana: McGraw-Hill), Roma 1999

-Pennisi L., Nutrizione in naturopatia, Tecniche Nuove, Milano 2008

-Riefoli M., Mangiar sano e naturale, Macro Edizioni, Cesena 2011

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Resveratrolo, un alleato naturale contro i danni ossidativi

Non è da molto che lo si conosce e lo si è scoperto, come sempre, per caso.

Infatti Il resveratrolo è stato individuato nella ricerca originata per spiegare il cosiddetto “paradosso francese, in cui si è notato che la popolazione francese, nel Sud della Francia (Bordeaux), con un’alimentazione analoga a quella di alcune regioni degli Stati Uniti (ovvero ricca in proteine animali) è meno soggetta a problemi medici di natura cardiovascolare. Ovvero, detto in parole povere, pur mangiando tanto formaggio, gli abitanti delle campagne del sud della Francia hanno il colesterolo tutto sommato relativamente basso. Come mai? Un’ipotesi per spiegare il paradosso è che questa differenza sia determinata proprio dal resveratrolo contenuto nel vino rosso, che i francesi consumano ben più che gli americani, derivato dal contenuto naturale nelle bucce degli acini della pianta di vite (Vitis vinifera).

In seguito a questa scoperta, avvenuta nel 2006, varie ricerche sono state condotte per attestare e per misurare le effettive proprietà di questa sostanza.

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Una molecola di resveratrolo

Il 3,5,4′-trihdroxy-trans-stilbene – per gli amici resveratrolo – è una molecola antibiotica della famiglia degli stilbeni, prodotta da una varietà di specie vegetali in risposta ad attacchi patogeni o in condizioni di stress come raggi UV ed esposizione a ioni metallici (stress ossidativo). E’ un polifenolo che si può trovare nell’uva rossa, nelle more di gelso, negli arachidi, nel vino, nel tè e soprattutto nel Polygonum cuspidatum, una pianta nota fin dall’antichità agli orientali per le sue proprietà lassative, la cui radice può contenere una quantità di resveratrolo fino a 400 volte superiore a quella contenuta nel vino o nell’uva.

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Polygonum cuspidatum

Polygonum cuspidatum

Dagli esperimenti condotti in laboratorio è stato evidenziato un ampio ventaglio di effetti benefici di questa molecola sulla salute umana, anche se il suo meccanismo di funzionamento non è ancora stato completamente chiarificato.

Dopo l’assunzione per bocca, il resveratrolo viene trasportato nel sistema circolatorio e distribuito a tutti gli organi, dove rimane per alcune ore. Può anche superare rapidamente la barriera ematoencefalica, andando così a nutrire direttamente il tessuto cerebrale.

Uno dei limiti maggiori di questa sostanza finora riscontrati è però la sua scarsa biodisponibilità, dovuta alla sua rapida eliminazione o trasformazione da parte dell’organismo. Per questo, in linea di principio, quando si decide di assumere resveratrolo è preferibile scegliere degli integratori che, oltre ad offrire l’estratto titolato (quindi la massima concentrazione possibile di principio attivo), lo presentino anche in forma fitosomata, ovvero legato a una molecola fosfolipidica che ne assicura un’ottima assimilazione, minimizzandone la dispersione da parte del nostro organismo. Che a me risulti, una sola azienda sul mercato italiano attualmente offre un prodotto a base di resveratrolo fitosomato.

Vediamo ora i principali benefici di questa molecola: il resveratrolo è anzitutto un potente antiossidante. Lo stress ossidativo è alla base di numerosi disturbi e patologie ed appare strettamente correlato con le malattie cardiovascolari, la produzione di ateromi e disordini neurodegenerativi quali il morbo di Alzheimer, il morbo di Huntington, l’ischemia cerebrale, il Parkinson, l’epilessia e la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Il resveratrolo potrebbe essere utile nel trattamento e soprattutto nella prevenzione di questi disturbi e diversi studi sono attualmente in corso al fine di accertare la dose necessaria al trattamento e la farmacodinamica.

A proposito dello stress ossidativo, è bene spendere qui qualche parola, visto che ultimamente non si fa che parlare di radicali liberi, antiossidanti e antiaging.

Radicali liberi

Radicali liberi

Occorre dire anzitutto che una giusta quantità di radicali liberi è essenziale alla vita, perché essi sono coinvolti nella comunicazione tra le cellule e vengono utilizzati dai fagociti per la loro azione battericida. Detto questo, la produzione eccessiva di specie reattive di ossigeno (ROS), ovvero di radicali liberi, è quasi sicuramente associata con il processo di invecchiamento e con alcune malattie degenerative.

Pertanto per la salute umana è molto importante l’equilibrio tra i radicali liberi prodotti dal metabolismo o derivati da fonti ambientali (quali l’inquinamento atmosferico) e i sistemi di difesa antiossidanti come superossido dismutasi (SOD), catalasi (CAT) e glutatione perossidasi (GPx), enzimi in grado di catturare e neutralizzare prontamente i radicali liberi che altrimenti andrebbero a ledere i tessuti del nostro organismo.

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L’attività antiossidante del resveratrolo è dovuta alla sua capacità di trasferire atomi di idrogeno o elettroni ai radicali liberi, stabilizzandoli ed evitando che questi ultimi li sottraggano ai tessuti. Questa proprietà è data al resveratrolo dalla sua struttura chimica, che presenta due gruppi di fenoli con legami idrogeno covalenti, che rendono gli elettroni più facilmente delocalizzabili, cioè “scambiabili” con altre molecole. Quindi il resveratrolo è in grado di donare idrogeno ai radicali liberi inibendo la perossidazione e proteggendo dai danni ossidativi il DNA cellulare, i lipidi (quindi evitando la formazione di colesterolo LDL) e le proteine.

Oltre alle proprietà antiossidanti, si riconoscono a questa molecola anche altre notevoli proprietà, quali per esempio quella antitumorale (grazie all’azione su alcuni enzimi e proteine che causa il blocco della proliferazione delle cellule tumorali), come neuro- e vasoprotettore e come promotore dell’attività mitocondriale (ovvero di respirazione cellulare). A quest’ultima proprietà è anche collegato, tra le altre cose, il suo effetto antiaging. Il resveratrolo stimola infatti la respirazione delle cellule e la produzione di collagene.

In conclusione, il resveratrolo è un altro stupendo regalo di Madre Natura che a dosaggi elevati (quindi non stiamo parlando del classico bicchiere di vino rosso a pranzo), può essere utile come:

-antiossidante

-antiaging

-antitumorale

-nella prevenzione di disordini neurodegenerativi

-cardio-vaso-endotelio protettore

-trattamento di inestetismi della pelle

-prevenzione da batteri, virus e malattie infettive (come per le piante!)

-fitoestrogeno (cioè estrogeno naturale, utile nel contrastare i disturbi della menopausa o delle sindromi metaboliche)

-protezione da colesterolo e trigliceridi elevati

Non presenta controindicazioni né effetti collaterali, ma se ne sconsiglia l’assunzione alle donne in gravidanza e allattamento, data la sua natura di fitoestrogeno.

Come ultima cosa, vorrei spendere alcune parole sullo stress, in generale, ossidativo e non. Non bisogna infatti mai dimenticare che, alla base dell’invecchiamento (quello cattivo, perché esiste anche un invecchiare buono, fisiologico, sano e felice), delle malattie cardiache, vascolari, nervose e chi più ne ha più ne metta, c’è lo stress mal gestito.

Spesso infatti, conduciamo stili di vita tremendi, siamo continuamente circondati da inquinamento di ogni genere (atmosferico, acustico, visivo, eterico…), ci alimentiamo male, siamo sconnessi, nervosi, stanchi, scompensati, tristi… E questo ci fa invecchiare sia nel corpo che nell’animo, questo asfissia le nostre cellule e le fa morire prima del dovuto o addirittura le fa impazzire, provocando malattie. In questi casi, hai voglia ad assumere integratori e antiossidanti!

Il resveratrolo così come ogni altro integratore è un potente alleato del nostro benessere, sostenendo il nostro corpo e la respirazione delle nostre cellule. Ma per la guarigione e il mantenimento della salute è di fondamentale importanza non tanto introdurre integratori quanto smettere di introdurre veleni nel nostro organismo, sia fisico che sottile. Altrimenti saremo come Sisifo, che nel mito greco è condannato da Zeus a trasportare pietre pesantissime in cima a un monte per poi vederle subito rotolare di nuovo giù!

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Bibiliografia e sitografia:

-Resveratrolo.info, http://www.resveratrolo.info/

-Tellone, Galtieri, Russo et al., Resveratrol: A Focus on Several Neurodegenerative Diseases, PubMed: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4477222/

-Wikipedia.it, voce Resveratrolo, https://it.wikipedia.org/wiki/Resveratrolo

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Strategie e rimedi per sostenere il sistema venoso

La stagione calda, soprattutto se con un elevato tasso di umidità e bassa pressione come l’estate italiana di quest’anno, mette a dura prova la nostra circolazione, soprattutto le vene e i vasi linfatici degli arti inferiori, che si trovano a dover sospingere il nostro sangue carico di anidride carbonica e la linfa dai piedi fin su di nuovo al cuore (dal cuore il sangue verrà poi sospinto nei polmoni, che lo “ripuliranno” eliminando l”anidride carbonica e caricando l’emoglobina di ossigeno, per poi rimandare il sangue nel cuore, che provvederà, tramite il meccanismo delle sistole e diastole, a ridistribuirlo in tutto il corpo lungo la rete delle arterie).

Quando dai capillari, dopo aver ossigenato e nutrito le nostre cellule, il sangue entra nel sistema venoso che come un albero estremamente ramificato percorre tutto il nostro organismo, si trova a dover affrontare il viaggio di risalita verso il cuore andando contro alla legge di gravità. Per risospingerlo in alto, il nostro corpo attua dei meccanismi che lavorano in sinergia, perché ciascuno da solo non sarebbe abbastanza: tanto per cominciare negli arti inferiori sono presenti delle valvole che impediscono al sangue di fluire in senso contrario, ritornando ai capillari; un altro sistema è il massaggio muscolare: le vene decorrono a diretto contatto con i muscoli, e sfruttano ogni movimento che noi facciamo per favorire la risalita del sangue (ecco perché, dopo troppo tempo che stiamo seduti, ci sembra di non riuscire a tener ferme le gambe: le accavalliamo, le spostiamo continuamente, muoviamo i piedi. E’ il nostro corpo che cerca di aiutare le vene a spostare il sangue in alto!). Un altro meccanismo che entra in azione è la differenza di pressione nel torace: durante ogni inspirazione la differenza di pressione tra interno ed esterno crea un vuoto parziale, che letteralmente aspira il sangue verso il torace (questo meccanismo è particolarmente importante per la vena cava inferiore). Infine, c’è la forza aspirante del cuore, che funziona come una vera e propria pompa aspirante dinamica, non solo spingendo il sangue verso la periferia ma anche facendo sì che i ventricoli “inghiottano” un po’ di sangue a ogni diastole. Tutti questi meccanismi devono però combattere contro la forza di gravità e vengono indeboliti, come è facile immaginare, da vari fattori quali:

-la vita sedentaria, che causa stasi dei liquidi e irrigidimento dei vasi

-la dilatazione capillare

-la diminuzione della pressione sanguigna

-la perdita di tono muscolare e la perdita di tono delle pareti venose

Lo stesso discorso vale per il sistema linfatico, che trasporta il prezioso liquido linfatico (ricco di acqua, proteine, lipidi e linfociti) attraverso tutti i nostri tessuti, ripulendoli allo stesso tempo dalle tossine.

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A parte la vita sedentaria, le altre cause di indebolimento del flusso del sangue verso il cuore – e cioè della cosiddetta stasi venosa – sono spesso anche legate alla temperatura dell’ambiente. Il caldo afoso fa scendere la pressione, dilata i vasi sanguigni (che cercano così di disperdere calore!) e rilassa il tono dei tessuti. Ed è un attimo d’estate sentire le gambe pesanti, gonfie, edematose. Al di là della sgradevolezza della sensazione, che può diventare anche dolorosa se trascurata, bisogna tener presente il rischio corso dai nostri vasi e dalle cellule delle nostre gambe, sovraffaticati e poco ossigenati e attaccati dai radicali liberi: edemi, flebiti, varici, cellulite, mialgie…

Fortunatamente, esistono varie strategie per proteggere e soccorrere le nostre gambe. Alcune provengono dal mondo delle erbe, sempre generoso e ricco di soluzioni, altre invece hanno a che fare con lo stile di vita e l’alimentazione, e non sono altro che piccoli ma grandi accorgimenti.

1) Evitare il più possibile la vita sedentaria (questo sempre, non solo d’estate): svolgere attività aerobica, anche semplici camminate vanno benissimo, se possibile all’aria aperta, per massaggiare con il movimento muscolare il nostro sistema circolatorio e ossigenare i tessuti (la respirazione è uno dei metodi principali con cui il nostro corpo si libera dalle tossine, non dimencatelo).

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2) Seguire una dieta povera di proteina animali (evitando il più possibile i latticini, che andrebbero anzi del tutto eliminati): le proteine animali contengono acido arachidonico e acido urico, sostanze infiammatorie che producono infiammazione e gonfiore, sovraccaricando il nostro sistema immunitario e rallentando il flusso del sangue. Mangiare invece verdura e frutta a volontà, meglio ancora se cruda, soprattutto nella bella stagione. Frutta e verdura sono ricche di minerali, vitamine e acqua, alcalinizzano il nostro sangue, facendolo scorrere più facilmente e combattendo i rischi causati dai radicali liberi (invecchiamento venoso, ateromi), mentre allo stesso tempo ci aiutano a ripulirci dalle scorie, dagli acidi e dalle colle. Occorre tener presente che un buono stato di salute a  lungo termine non può prescindere da un’alimentazione corretta. (Frutta e verdura biologiche andrebbero sempre preferite: infatti, oltre a non contenere pesticidi e additivi chimici tossici e potenzialmente cancerogeni, sono anche migliori per la nostra Madre Terra, troppo a lungo avvelenata dai prodotti utilizzati nell’agricoltura convenzionale, che depreda la Terra delle sue sostanze nutritive non restituendole nulla in cambio, anzi…. )

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3) Ci sono numerosissime piante che possono sostenere il sistema venoso e il linfatico. Fra queste, le più efficaci e studiate sono: la vite rossa (Vitis vinifera), che contiene i principi attivi resvertatrolo e opc e il cui estratto titolato (reperibile agevolmente sotto forma di compresse) svolge una potentissima azione antiossidante; la curcuma (Curcuma longa), altro grande antiossidante e detossificante epatico con il suo elevato contenuto in curcuminoidi; gli estratti titolati  di ippocastano (Aesculus hippocastanum), centella asiatica (Hydrocotile asiatica), Gingko biloba e mirtillo (Vaccinium mirtillus) svolgono un’importante azione flebotonica, rinforzando le pareti dei vasi e donando una sensazione di leggerezza, così come le tinture madri di cipresso, amamelide e pungitopo (il famoso Ruscus aculeatus).

Vitis vinifera

Vitis vinifera

Esistono sul mercato prodotti che contengono alcune di queste piante in sinergia.

Anche il mondo della gemmoterapia offre vari rimedi (e bisogna ricordare che tutti i gemmoderivati, oltre all’azione specifica svolta da ciascuno, stimolano la depurazione e la rigenerazione dei tessuti): castagno (Castanea vesca), limone (Citrus limon), noce (Juglans regia), oltre al celebre ippocastano, che svolge la stessa funzione flebotonica anche sotto forma di gemmoderivato.

Aesculus hippocastanum

Aesculus hippocastanum

Per via esterna invece il suggerimento è di applicare un fresco gel di ippocastano con olio essenziale di pistacchio (Lentisco pistacia) e di cipresso (Cupressus sempervirens).

4) Un grosso aiuto può venirci anche dall’acqua: fare docce con acqua fredda e pediluvi, per restringere e tonificare vasi e tessuti.

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5) Ci sono infine alcune posizioni yoga molto interessanti per facilitare il flusso sanguigno e linfatico. Una delle più efficaci è senza dubbio la posizione detta della “candela” o “tutto il corpo sostenuto” (Salamba sarvangasana) e a questo link potete trovare la sue descrizione dettagliata: www.nelboscodelladea.com/2015/07/18/salamba-sarvangasana-tutto-il-corpo-sostenuto

Bibliografia:

Campanini E., Manuale pratico di gemmoterapia,  Tecniche Nuove, Milano 2005

-Campanini E., Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Tecniche Nuove, Milano 2004

-Santagà D., L’albero della naturopatia, Editoriale programma, Treviso 2014

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