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Ambra, la pietra solare della Grande Madre

L’Ambra non è un minerale, ma una resina fossile. Il reperto di Ambra più antico risale al tardo Carbonifero (320 milioni di anni fa), ma i reperti più abbondanti appartengono a un periodo di circa 123-135 milioni di anni fa, al periodo Cretaceo.

A quell’epoca il Nord Europa era ricoperto da immense foreste di conifere appartenenti a una specie ora estinta (Pinites succinifer o Pinus succinifera), i cui tronchi essudavano una resina terpenica non molto diversa da quella prodotta oggi da pini e abeti. Quando le foreste vennero ricoperte dal mare, la resina finì sul fondale e venne sepolta da strati di sabbia e detriti che si trasformarono in rocce sedimentarie al cui interno, grazie al calore e alla pressione, la resina solidificò, incontrando le condizioni adatte per conservarsi fino ai giorni nostri.

Un tempo, i popoli baltici raccoglievano l’Ambra lungo le rive del mare. Durante le mareggiate, ciottoli di Ambra grezza venivano staccati dalle rocce che li includevano e sospinti fino al bagnasciuga. Le popolazioni indigene che la raccoglievano la utilizzavano come combustibile, come incenso o come ornamento, oppure vi scolpivano talismani e figure di animali magici o genitali, utilizzati per propiziare la fertilità. L’Ambra è la pietra preziosa più antica: già nel Paleolitico veniva impiegata in rituali o come gioiello: collane d’ambra e talismani sono stati rinvenuti in numerose tombe preistoriche in tutta Europa e nel Mediterraneo.

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Grazie agli scambi con i mercanti infatti, lungo quella che prese appunto il nome di Via dell’Ambra, questa pietra raggiungeva luoghi anche molto lontani, come il Medio Oriente o l’Egitto, e il suo mistero affascinava tutte le culture con cui giungeva in contatto: la sua luce, il fatto che a volte portava incastonati insetti o piccoli rettili o fiori, e la sua capacità di elettrizzarsi se strofinata con lana o seta.

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Il termine con cui la chiamavano i Greci era infatti elektron, da cui proviene l’italiano elettricità. Il termine Ambra invece viene dal suo nome arabo: anbar.

Plinio il Vecchio, nel II sec. d.C.,  già supponeva si trattasse di un prodotto di origine vegetale, infatti si riferisce all’Ambra con il termine succinus, ovvero succo di alberi. Aveva notato infatti che l’Ambra, se bruciata, produce un odore simile a quello delle altre resine. Ma oltre a questa numerose teorie erano state formulate in merito alla sua formazione, tra cui quella di Nicia, molto suggestiva, che supponeva si trattasse di raggi di sole al tramonto solidificati.

Pytheas di Marsiglia, nel IV secolo a.C., fu forse il primo Greco a visitare le terre del Nord e a descriverle nel suo libro, Sull’Oceano, andato perduto e giunto a noi solo sotto forma di frammenti citati da altri autori, tra cui lo stesso Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Pytheas, commerciate marsigliese, comprò una nave con la quale compì il periplo delle coste d’Europa, dal sud della Francia fino ai Paesi Baltici, dove scoprì la terra quella che lui chiama l’isola di Abalo (ancora non esattamente individuata, forse identificabile con l’Heligoland o la penisola di Samland), luogo d’origine dell’Ambra.

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Secondo alcune leggende proveniva dall’India, secondo altre dall’Africa, secondo altre ancora da certe isole chiamate Elettridi situate alla foce del Po. Il mistero sulle origini di questa pietra era alimentato probabilmente anche dai mercanti, che preferivano tenere nascosta l’esatta provenienza di una delle loro merci più preziose, che gli indigeni vendevano per pochissimo e che nel Mediterraneo era invece acquistata come bene di lusso.

Un mito greco narra che quando Zeus colpì Fetonte, figlio di Apollo, con un fulmine, per fermare la sua pazza corsa attraverso il cielo a bordo del carro del Sole (aveva già bruciato un pezzo di cielo, formando la Via Lattea, e un pezzo di terra, trasformando la Libia in deserto), il giovane cadde morto sulle rive del fiume Eridano (il Po) e le sue sorelle, le Eliadi, lo piansero con così tante lacrime che Zeus, impietosito, le trasformò in Pioppi, e le loro lacrime in grani d’Ambra.

Nei Paesi Baltici invece le origine dell’Ambra vengono fatte risalire a quando Juraté, regina del mare, si innamorò di Kastytis, un pescatore. Il padre della dea, geloso, punì l’amore della figlia distruggendo il suo palazzo di Ambra e trasformando lei stessa in schiuma di mare. I pezzi del palazzo di Juraté, sotto forma di grani, si sparpagliarono per il mare, e a volte raggiungevano le sue rive…

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Nonostante un tempo l’Ambra si raccogliesse come conchiglie lungo la riva del mare, oggi per procurarla è quasi sempre necessario effettuare delle trivellazioni, che vanno a recuperare l’Ambra ancora incastonata nei fondali marini. Un metodo sicuramente meno romantico, e molto più violento, che risveglia questo fossile dal suo lungo sonno senza attendere che la Natura lo consegni spontaneamente alle rive del mare…

Altre varietà di Ambra, oltre all’Ambra baltica (la più famosa e diffusa) sono quella dominicana e quella messicane (risalenti a epoche più recenti – circa 40 milioni di anni fa) e la simetite, estratta in Sicilia e risalente al Miocene.

La natura dell’Ambra in quanto pietra è molto particolare. Trattandosi di un fossile di origine vegetale, le sue vibrazioni sono più simili a quelle del mondo organico rispetto a quelle di altre pietre. Inoltre, la sua genesi e la sua storia la collegano intimamente all’Akasha, quel tessuto di informazioni vibrazionali in cui ogni evento accaduto rimane registrato. L’Ambra non proviene dalle viscere della Terra, come i minerali, ma è nata sulla superficie del pianeta, come noi, ed è stata parte di un albero, ne è stata il pianto. Milioni di anni fa ha iniziato il suo lungo viaggio, durante il quale è sprofondata sui fondali marini per trasmutarsi in pietra preziosa. Gli antichi reputavano l’Ambra un essere vivente, e in effetti essa lo è, è viva (come del resto lo è ogni pietra, viva, anche se di una vita molto lontana dal nostro tempo, una vita lentissima per noi, di contemplazione profonda), è viva e carica di memorie della Terra. Nelle sue cellule sono rimaste impresse le vibrazioni energetiche di milioni di anni di trasformazioni, nella sua trama sono intessute le memorie dei boschi primordiali, del mare e anche del Fuoco, perché essendo resina, è legata all’elemento Fuoco e al calore che le conifere distillano e sprigionano grazie al loro metabolismo interno.

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E’ perciò una pietra, se per praticità così vogliamo chiamarla, molto interessante: il suo patrimonio di memorie le conferisce una saggezza profonda, che attraversa le epoche. La sua vibrazione a contatto con l’aura umana è diversa da quella delle altre pietre: è meno precisa, il suo raggio meno “chirurgico” nell’azione, il suo effetto più rotondo, dolce, simile a quello dei vegetali per l’appunto.

L’Ambra è una pietra di Terra e di Sole, legata al culto della Grande Madre nella sua forma di Signora del Mare. Nell’Ambra gli elementi danzano insieme e si tengono abbracciati: la Terra, il Fuoco, l’Etere (Akasha), l’Acqua e anche l’Aria, contenuta nei grani sotto forma di bollicine di eterno presente. La sua sacralità veniva riconosciuta già nella preistoria, quando già la si utilizzava in rituali magici legati alla fertilità e al culto della Dea, di cui l’Ambra rappresentava il volto solare.

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Anche questo aspetto la rende speciale: il Sole è generalmente associato al principio maschile, mentre l’Ambra ci mostra la forza e l’autorità solare in tutta la loro femminilità, superando la dualità nella fusione degli opposti.

L’Ambra è una pietra di grande protezione, che sostiene i processi di guarigione e di riequilibrio energetico, ispirando saggezza e centratura. E’ una pietra di terzo chakra (Manipura), come mostra il suo colore giallo, ma anche in questo è particolare: l’Ambra infatti stimola le qualità più femminili legate al terzo chakra, le sue qualità più interiori: utilizzata come gioiello o nella meditazione ci aiuta a trovare il nostro centro, il nostro equilibrio interiore, l’autostima e la fiducia in noi stessi, sviluppando il lato femminile dell’autorità e della forza.

L’Ambra ci dice che soltanto da un cuore aperto e da un sole interiore che vibra ad elevata frequenza possono nascere azioni efficaci e scelte giuste. La tenacia, la determinazione, la perseveranza, la forza (tutte qualità del terzo chakra) si disperdono se alla loro origine non hanno un sole splendente, un palazzo dorato, un grande lago calmo le cui acque sono continuamente alimentate da una sorgente di luce interiore.

L’Ambra inoltre stimola anche il secondo chakra, Svadhisthana, legato all’energia creativa e alla fertilità, non solo biologica) e il quarto chakra, Anahata, il chakra del Cuore, connesso all’Amore per se stessi e per gli altri. Indossare una collana di grani d’Ambra (facendo attenzione che si tratti di Ambra naturale  e non di una delle numerose contraffazioni in commercio o addirittura di un falso in plastica o vetro) stimola tutti e tre i chakra, donandoci fiducia in noi stessi, apertura di cuore e stimolando la nostra creatività. La sua azione è più delicata e necessita di più tempo rispetto a quella di altri cristalli, ma la sua dolce luce penetra in profondità nella nostre cellule, sostenendoci anche nei periodi più oscuri.

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Un uso molto specifico di questa pietra è legato al suo potenziale akashico. L’Ambra è una pietra della memoria, e come tale può essere d’aiuto durante le meditazioni volte a far emergere dal mare del nostro inconscio ricordi sepolti, antichi, risalenti forse ad altre vite. Con la sua luce interiore e il suo calore, l’Ambra ci protegge e ci permette di contemplare questi grani di memoria inondandoli di sole e donando loro un senso nel contesto della nostra vita. Questo è però un uso molto avanzato e delicato dell’Ambra, un uso sacro, un dono offerto a chi è pronto per esplorare la sua connessione con l’Akasha ed espandere la consapevolezza del Sé.

L’Ambra è la pietra della Dea, un gioiello da Regine. Le donne la possono indossare per risvegliare la Dea dentro di sé, e gli uomini per dare più spazio al proprio lato femminile, per renderlo più fiero, più robusto.

Rudolph Steiner consigliava di far indossare collanine d’ambra anche ai bambini durante la dentizione, in quanto riteneva che questa pietra facilitasse il processo. In effetti, l’Ambra è portatrice di energia solare e protettrice di tutti i processi di crescita.

Secondo alcuni testi del Buddhismo Mahayana, l’Ambra è la pietra preziosa associata simbolicamente al quarto dei Sette Gioielli (sette virtù), e cioè a spathika, il gioiello dell’altruismo (che secondo altri testi è invece simboleggiato da perle o dal cristallo).

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La Visione dell’Ambra:

L’Ambra parla con voce di miele. E’ la voce della Dea Madre, Iemanjà, che abita il Mare. I suoi capelli sono schiuma dorata dai raggi del Sole, il suo corpo sono le Acque, sull’orlo delle sue vesti si stendono immense Foreste verde scuro.

Figlia alchemica del Mare e degli Alberi, io porto il Sole dentro di me. Porto i segreti degli insetti, la memoria di boschi sommersi, la musica di millenni di onde. Sono lacrime di Luce, grani d’Estate, il mio calore è un calore antichissimo, generato da un Fuoco nato milioni di anni fa e mai estinto. Il Fuoco non si spegne, ma si trasforma di continuo. Io ne sono la prova vivente. Io vivo nel contatto profondo, con me ritornano le memorie del Mondo custodite dal Mare dell’Inconscio.

Sono essenza di Bosco solidificata e la mia Luce ti collega all’infinito Akasha, dove puoi ritrovare la tua connessione all’Uno. Esisto grazie al tempo, proprio come te, ma il tempo non mi imprigiona. E’ solo un modo di essere, un ponte verso il Sé. Oltre il tempo, io sono ancora resina di alberi in foreste lussureggianti, sono ancora calore di fuoco, sono ancora ciottolo nel mare profondo che protegge la mia cottura lunghissima, la mia trasmutazione. Sono ancora zanzara e felce, sono bolla d’aria, sono schiuma di mare e sabbia, sono corteccia, ago di pino, balsamo, fumo d’incenso, sono talismano, sono raggio di Sole, moneta di scambio, monile divino, lacrime di donne albero, scaglie di un palazzo sottomarino. Sono tutte queste cose e molte altre ancora. Non c’è limite al mio essere, sono tutto contemporaneamente e reco in me la memoria delle Stelle. Nel mio corpo sono registrate vibrazioni marine, terrestri e cosmiche di milioni di anni, eppure sono leggera, quasi trasparente, tiepida. Puoi portarmi con te e quando mi guardi ricordare le ere che contengo. Io ti faccio dono di me, adagiandomi sulla riva del Mare, perché tu possa apprendere la mia saggezza e viaggiare insieme a me oltre il Tempo, nell’Akasha. Figlia alchemica del Mare e degli Alberi, sono il tuo gioiello. Vestimi e diventa la Dea che già sei.

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Parole chiave: protezione, guarigione, fiducia in se stessi, Grande Madre, memoria akashica

Colore: giallo oro con sfumature arancio, marroni o verdi

Chakra stimolati: II, III, IV

Per approfondire:

-M.Gienger, L’arte di curare con le pietre, ed. Crisalide, Spigno Saturnia, 1997

-K.Raphaell, La luce dei cristalli, ed. Verdechiaro, Baiso, 2012

Stony beach of Baltic Sea

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