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Full Moon Reflection: la Luce bianca della Verità interiore

Full Moon Reflection (Riflesso della Luna piena) è una delle essenze ambientali del repertorio alaskano scoperto da Steve Johnson. Raccontando la preparazione di questa preziosa essenza, Johnson scrive: “Questa essenza fu preparata in una fredda e limpida notte d’inverno, in un canyon che domina la baia di Kachemak nella zona centromeridionale dell’Alaska. Una ciotola d’acqua fu posizionata sulla neve in modo che potesse ricevere la luce diretta della luna piena, ma anche il riflesso della luce della luna sull’acqua della baia e del canyon bianco, colmo di neve.”

La Luna piena è un momento di allineamento cosmico, di grandissima energia purificatrice e di luce nelle tenebre, in cui il magnetismo della Luna influisce sulle acque del nostro pianeta e dentro di noi (il 70% della Terra consiste di acqua, proprio come il 70% del corpo umano). Il mare si gonfia, le piante stendono i loro steli verso il cielo, la Terra freme, ogni nostra cellula si connette all’energia crescente rispondendo con luce alla Luce, in una sinfonia di vibrazioni allineate a quelle della Luna, signora della notte, dama bianca che benedice e con i suoi raggi argentei rischiara le nostre parti più recondite, oscure, portando comprensione.

L’essenza ambientale caricata dell’energia di una Luna piena così potente, dei riflessi della neve e delle acque di un lago incontaminato, è un concentrato di luce offertoci per illuminare le nostre coscienze sognanti, espandendo la consapevolezza.

Quest’essenza ha un’azione molto particolare e importantissima in questo momento storico di grande accelerazione nella crescita spirituale: ci riconnette alla nostra Verità interiore, illuminando le parti più buie, ciò che giace non risolto sotto la superficie della nostra coscienza. Non appena questa luce bianca irrora le nostre cellule, si schiude per noi l’opportunità di lasciar andare quelle strutture inconsce che influenzano noi e gli altri senza che ce ne rendiamo conto.

Spesso, nelle relazioni con gli altri, proiettiamo inconsciamente le nostre paure e i nostri pregiudizi, pensando che la causa dei nostri fastidi e malesseri risieda nei comportamenti altrui. Così ci capita di attribuire agli altri la responsabilità delle nostre emozioni di rabbia o frustrazione, pretendendo che essi modifichino il loro comportamento o il loro modo di essere per farci stare meglio. Queste proiezioni, nell’ambito delle relazioni umane, possono raggiungere alti livelli di complessità, causando dolore e incomprensione. Vediamo errori e difetti negli altri, senza accorgerci che in realtà, come in uno specchio, ciò che stiamo criticando, ciò che giudichiamo male e che ci fa soffrire, in realtà è dentro di noi, e soltanto da lì, dal nostro cuore, può partire il processo di trasmutazione che attraverso l’accettazione, il perdono e il superamento porta allo sciogliersi dei nodi e alla trasformazione dell’energia negativa in Amore.

Il benessere delle relazioni, soprattutto quelle più strette, dipende grandemente dalla nostra consapevolezza dei pattern inconsci, questi copioni che continuiamo a recitare. Divernirne consapevoli, possibilmente insieme alle altre persone coinvolte nella relazione, è il primo passo verso la riconquista dell’armonia e verso una maggiore autenticità delle relazioni stesse.

Togliendo le maschere che indossiamo automaticamente, mostrando il nostro vero volto con un atto di libertà e consapevolezza profonde, guardando veramente l’altro per quello che è, senza proiettare su di lui i nostri fantasmi, ci può aprire un mondo di luce e onestà che prima non speravamo nemmeno esistere. Rompere i copioni che ripetiamo da una vita può risultare difficile, come difficile è identificare, smascherare le nostre proiezioni, distinguerle da ciò l’altro effettivamente è, o fa. Aspettative e pregiudizi sono programmi che abbiamo introiettato da lungo tempo per difenderci dall’immensità imprevedibile del mondo, e anche se ci fanno soffrire, siamo inconsciamente convinti che quel dolore sia un prezzo che va pagato, in cambio di protezione. Alla radice di tutto sta infatti la paura. Ogni giudizio nasce dalla paura di perdere se stessi, una paura che però è quasi sempre ingiustificata e che, anziché proteggerci, ci tiene prigionieri, riduce il nostro spazio vitale, soffoca il nostro respiro. E’ la paura dell’animale braccato che deve a tutti i costi sopravvivere, è un residuo biologico dei nostri copri antichi che oggi non ci serve più ma anzi ci impedisce di evolvere.

Full Moon Reflection porta tutta la luce della Luna piena e tutto il suo potere purificatore all’interno delle nostre cellule, illuminando le nostre coscienze e permettendoci di vedere chiaramente i pattern che governano le nostre relazioni, sostenendo il processo di rottura del copione e il riconoscimento del fatto che solo e soltanto noi siamo i responsabili delle nostre emozioni. Ciò che ci fa male negli altri non è che il riflesso di una ferita che si trova dentro di noi, e a noi spetta guarirla. Si tratta di un grande privilegio perché proprio attraverso questo processo di guarigione possiamo imparare la nostra lezione e crescere lungo il Sentiero.

Questa preziosa essenza ci sostiene nel fare luce sulle dinamiche delle nostre relazioni e può efficacemente essere assunta da entrambe le persone coinvolte in un rapporto che abba bisogno di chiarezza. Full Moon Reflection “può aiutare ad aumentare il grado di onestà e di rivelazione all’interno di una relazione, portando consapevolezza su tematiche irrisolte, che sono state reciprocamente soppresse e proiettate, così che possano essere risolte con una reciproca accettazione, comprensione e compassione.” (S.Johnson, L’Essenza della Guarigione)

E’ possibile unire l’azione dell’essenza all’energia delle notti di Luna piena, per celebrarne i poteri con una meditazione sulla luce bianca, lasciando che i suoi raggi portatori di comprensione e di Amore incondizionato pervadano i nostri corpi, armonizzando le nostre frequenze vibrazionali e aiutandoci a vedere con chiarezza, a guardare con il Cuore, a infrangere i copioni che continuiamo a ripetere da troppo tempo, forse anche da troppe vite. La Luna piena ci offre l’opportunità di uno sguardo lucido e sincero per comprendere i nodi karmici e scegliere di risolverli. Quest’essenza è pertanto anche una sorta di “facilitatore” karmico, che come uno strumento di precisione, al momento giusto, ci accompagna nel salto verso la luce.

Messaggio: “Apro la mia vita alla Luce della Verità; chiedo che nulla possa rimanere nascosto ad essa. Mi assumo la responsabilità dei miei sentimenti.”

Indicazioni: necessità di fare luce su un sentimento o su una relazione, bisogno di chiarezza nei pensieri e nelle emozioni, proiezione di pattern inconsci sugli altri, rifiuto di assumersi la responsabilità per ciò che si prova o che accade, dinamiche relazionali ripetitive, necessità di rompere il copione

Parole chiave: Verità interiore, onestà, comprensione, responsabilità, rottura del copione

Chakra attivati: IV, VII

Letture consigliate:

-Johnson S., L’Essenza della Guarigione, Bruno Galeazza, Bassano del Grappa 2011

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Pine, il fiore dell’Autoaccettazione

“Per coloro che si rimproverano qualcosa. Anche quando hanno successo, pensano che avrebbero potuto far meglio e non sono mai soddisfatti dei loro sforzi e dei loro risultati. Sono grandi lavoratori, ma soffrono molto per i difetti che si attribuiscono. A volte, di fronte a un errore commesso da altri, arrivano perfino ad attribuirsene la responsabilità.” (E.Bach, I dodici guaritori e altri rimedi)

Pine fa parte dei 38 rimedi del repertorio floreale scoperto da Edward Bach. In particolare Pine è uno dei diciannove rimedi scoperti tra marzo e luglio del 1935 nei boschi intorno a Sotwell, un paese dell’Oxfordshire, nella valle del Tamigi, dove Bach visse e lavorò dal 1934 fino al 1936, anno della sua morte.

Come gli altri rimedi estratti dai fiori di alberi, Pine ha a che vedere con qualità soggette a cristallizzazione, ovvero con caratteristiche strutturali della personalità, con tendenze lignificate, dalle radici profonde affondate nel passato individuale, famigliare o karmico. Fa parte del gruppo di rimedi che Bach definì essenze “per coloro che si scoraggiano e si disperano”.

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Le essenze estratte dai Maestri Alberi (eccetto quella di Olive e di White Chestnut) sono ottenute, a differenza di quelle provenienti dalle piante erbacee, tramite il metodo della bollitura o cottura, ovvero raccogliendo i fiori con cura, senza toccarli direttamente con le mani, e cuocendoli per circa mezz’ora, filtrandoli più volte e trasferendo infine l’estratto ottenuto nelle boccette che contengono i concentrati. Questo perché i fiori degli alberi, degli arbusti e dei cespugli a fioritura precoce sbocciano quando il sole non ha ancora raggiunto la massima intensità e quando il tempo, soprattutto nella piovosa Inghilterra, rende difficile applicare il metodo alchemico del sole per trasferire le informazioni energetiche codificate nella frequenza vibratoria dei fiori affidandole alla memoria dell’acqua.

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Pine è l’essenza dei fiori di Pinus sylvestris, il pino silvestre o di Scozia, conifera dalla linfa resinosa e dal tronco alto fino a 30 metri, slanciato e ricoperto da una corteccia bruno-rossiccia, a scaglie che si distaccano come una ferita che non guarisce e continua a spurgare, e che nella parte più alta dell’albero lascia emergere macchie ambrate che ricordano eczemi. Secondo Julian Barnard, acuto osservatore e autorevole studioso dei fiori di Bach, questa caratteristica dell’albero, che sembra nascondere un segreto antico sottopelle, unitamente alla radice robusta e fittonante che affonda dritta nel terreno e al fatto peculiare che i frutti rimangono sui rami due o tre anni prima di maturare e venire dispersi dal vento, facendo sì che su uno stesso ramo sia possibile osservare fino a tre generazioni di frutti, richiama qualcosa di antico, di ereditario, trasmesso di generazione in generazione. Qualcosa di resistente anche se a prima vista invisibile perché nascosto, un legame dal passato che conta la struttura funzionale dell’individuo.

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M.C. Escher, Scala a chiocciola

Del resto, ci parlano di antichità anche il fatto che Pine appartiene alle conifere, famiglia comparsa sulla Terra 300 milioni di anni fa, molto prima di qualsiasi pianta da fiore, e costituiscono gran parte della vegetazione che fu trasformata in carbone (sono perciò strettamente legato al principio del Fuoco e della Trasformazione, come rileva J. Barnard, op. cit.) ; mentre osservando un bosco di Pini si può notare come crescano molto vicini uno all’altro, concentrando tutta l’energia nella verticalità e ricoprendo il terreno ombroso dei loro aghi che acidificano il terreno impedendo la crescita di altra specie di piante. La forza del passato quindi, e il legano famigliare.

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Occorre tener conto di questi indizi quando si considera l’informazione che l’essenza di Pine porta con sé: Pine agisce infatti sul senso di colpa, in particolare sulla tendenza all’autoaccusa ingiustificata, sul rimorso continuo senza cause oggettive, sulla perenne insoddisfazione di se stessi. Coloro che hanno bisogno di Pine sono persone che chiedono molto a se stesse eppure hanno sempre l’impressione di non aver fatto abbastanza. Si sentono in colpa per qualunque cosa, anche minima, e tendono ad attribuirsi anche le colpe degli altri. Si sentono sempre un po’ colpevoli, sempre responsabili, e scorgono il fallimento anche all’interno del successo. Pensano di non meritarsi nulla, faticano ad accettare doni dalle altre persone o dalla vita perché sono convinti di non esserne degni, non si perdonano nulla, rimuginano, raramente si sentono felici e, quando ciò succede, causa loro ulteriore senso di colpa. I soggetti Pine si sentono in colpa per essere vivi.

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Gocce di resina

Lo squilibrio ha solitamente origini molto profonde, come nota Mechthild Scheffer nella sua opera Il Grande Libro dei Fiori di Bach, basata su quattordici anni di esperienza in Germania: come Holly, anche Pine va a lavorare su una caratteristica strutturale della personalità, formatasi probabilmente durante l’infanzia, in seguito alla presenza di genitori molto esigenti, “maschili”, severi e poco gratificanti. Pine può anche essere il risultato di un ambiente religioso soffocante, dove il senso di colpa legato al principio del piacere viene instillato nei bambini fin da quando sono molto piccoli.

Infine, uno squilibrio dell’asse virtù/difetto Pine può anche avere origini in vite passate, in azioni compiute (o non compiute) durante altre reincarnazioni.

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Tre generazioni di frutti su un ramo

Il fatto certo è che l’anima che s’incarna sceglie di avere uno squilibrio nell’area Pine (sceglie per esempio di nascere in una famiglia severa e patriarcale, oppure sceglie di crescere in un ambiente oppresso dal senso del dovere e dal senso di colpa, e così via…) proprio perché durante questa vita vuole imparare la lezione meravigliosa del e importantissima del Perdono (per donum) e dell’Autoaccettazione.

Edward Bach poté scoprire i 38 rimedi perché essi risuonavano in lui tramite squilibri energetici. La sua grande sensibilità gli permetteva di sintonizzarsi sull’energia dei fiori intuendo quale asse virtù/difetto essi erano in grado di riarmonizzare. Bach non avrebbe potuto scoprire i rimedi se all’interno di sé non avesse conosciuto i difetti che essi andavano a guarire. Noi comprendiamo e ci accorgiamo soltanto di ciò che risuona in noi con un “pezzetto” della nostra anima.

Come sottolinea anche Barnard, lo squilibrio nell’area Pine aveva probabilmente origine nell’infanzia e nella giovinezza di Bach, nelle aspettative che suo padre aveva nei suoi confronti. Basti dire che Bach lavorò per tre anni nella fonderia paterna (che tutti si aspettavano lui avrebbe rilevato), prima di trovare l’autostima e il coraggio per dichiarare al padre il suo sogno di diventare medico. Inoltre sono varie le occasioni in cui, nelle sue opere, Bach fa riferimento ai condizionamenti dei genitori e ai danni che le loro ingerenze possono produrre nelle vite dei figli:

“Indipendenza, individualità e libertà devono essere insegnate fin dall’inizio e il bambino deve essere incoraggiato quanto prima nella vita a pensare e ad agire autonomamente. Il controllo dei genitori deve essere diminuito passo per passo…” (E.Bach, Guarisci te stesso), oppure “Alcuni hanno sin dall’infanzia la consapevolezza di quello che intendono fare, e la mantengono per tutta la vita; altri la possiedono, ma vengono dissuasi da consigli e circostanze avverse, e scoraggiati dagli altri” (E.Bach, Libera te stesso).

Edward Bach

Edward Bach

Bach era molto esigente nei propri confronti e ripete più volte, nella sua opera, che il Perdono è la chiave per la Felicità: forse lo stava ripetendo anche a se stesso, conscio dell’importanza fondamentale dell’autoaccettazione.

L’essenza di Pine ci insegna ad amare noi stessi, perché soltanto così potremo poi amare anche gli altri. Soltanto accettandoci completamente, con i nostri pregi e i nostri difetti, riconoscendo la nostra perfezione, la nostra sacralità e divinità, potremo accettare anche la perfezione e la divinità del mondo e così crescere spiritualmente, liberandoci dalle pastoie dell’odio, del rimorso, della dualità. Per riscoprire il Sole che risplende nel nostro centro, così come nel centro dell’Universo, dobbiamo lasciare andare le strutture cristallizzate, i programmi che ci sono stati imposti fin dalla nascita o anche prima. Dobbiamo imparare a guardarci per quello che siamo riconoscendo proprio in quello la divinità. Questo non significa essere autoindulgenti, viziarsi e lasciarsi passare tutto. Significa semplicemente accettare ciò che è e, se pensiamo sia il caso, provare a migliorarlo passo dopo passo, senza proiettare ideali di perfezione su noi stessi e sul mondo, senza continuamente giudicare, senza rendere faticosa ogni cosa.

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Pine ci permette di riscoprire la gioia di vivere, il piacere delle piccole cose, ci ricorda che la vita è un continuo susseguirsi di attimi presenti, liberandoci dall’oppressione delle aspettative future e dei rimorsi passati.

Il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora. Solo il presente è reale e noi siamo sempre lì. La nostra storia non è un fardello di colpe, ma semplicemente la spirale di eventi che ci ha levigati rendendoci unici quali siamo. Da qui, dal presente, possiamo agire per mettere a frutto i nostri doni.

Risulta evidente a questo punto l’estrema importanza di quest’essenza per la crescita spirituale degli individui, soprattutto in un’epoca come la nostra, in cui il senso di colpa collettivo pesa sulle coscienze di molti, in cui sembra dominare la polarità delle contraddizioni e in cui l’ansia del futuro schiaccia il presente fino ad appiattirlo.

Pine dice “Fermi tutti. Siamo qui. Siamo liberi. Perdoniamoci e perdoniamo. Guardiamo alle contraddizioni non come a difetti ma come a enormi opportunità di crescita e di superamento della dualità.”

Il senso di colpa non serve a nulla. Non è qualcosa che esiste nella realtà ma solo una proiezione della nostra mente. Siamo noi che proiettiamo la colpa su un evento che si trova nella nostra memoria. E facendo ciò, attribuiamo a quell’evento una serie di significati che però sono soltanto nella nostra testa. Il senso di colpa è controproducente e paralizzante. Non serve flagellarsi per qualcosa che non è andato come doveva. L’unica azione sensata è aprirsi alla luce della comprensione  e dell’Amore adesso, e utilizzare le lezioni del passato per crescere e per agire con maggiore consapevolezza nel presente. La memoria deve solo servire a renderci più saggi.

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J.Wall, Bolle di sapone

Soltanto tramite il perdono e l’accettazione si può essere liberi.

Liberi dal passato, liberai dal futuro, liberi di crescere senza costrizioni in questo eterno presente che sboccia intorno e dentro di noi.

Pine ci ricorda che siamo fatti dello stesso principio divino di cui è fatto il Sole, siamo anime che attraverso più vite stanno compiendo un viaggio di ritorno all’Unità, siamo molto più grandi della colpa e il motore di ogni nostra cellula, per natura, è la gioia. Se a volte ce ne dimentichiamo, è solo perché dobbiamo imparare a ricordarcelo: la saggezza che otterremo da questo processo di apprendimento ci renderà più svegli, più sensibili e più forti di prima. I difetti sono pietre che incontriamo sul nostro cammino il cui scopo è aiutarci a scoprire qualcosa di nuovo su noi stessi e sul mondo. Non dobbiamo bloccarci se ne incontriamo uno, né tentare di aggirarlo perché ciò è impossibile. L’unica cosa da fare è scalare la pietra, arrampicarci sul masso e, una volta in cima, godere di una nuova, splendida visuale sul mondo.

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Messaggio: “Io mi perdono”, “Sono stato liberato”, “La gioia di vivere pervade ogni mia cellula”

Indicazioni: senso di colpa ingiustificato, rimorsi, continuo rimuginare su come qualcosa poteva andare meglio, perenne insoddisfazione, autocritica severa, incapacità ad accettarsi

Parole chiave: autoaccettazione, perdono, libertà dai sensi di colpa, gioia di vivere, gratitudine

Chakra attivati: I, II e IV

Per approfondire:

-Bach E., Le opere complete, Macro Edizioni, Cesena 2002

-Barnard J., Fiori di Bach, Forma e funzione, Tecniche Nuove, Milano 2004

-Kaminski P., Katz R., Repertorio delle essenze floreali, Natur, Verona, 2009

-Orozco R., Fiori di Bach, 38 descrizioni dinamiche, Edizioni Centro di Benessere Psicofisico, Moriondo T.se 2011

-Scheffer M., Il Grande Libro dei Fiori di Bach, Corbaccio, Milano 2008

Spohn M. e R., Guida agli alberi d’Europa, Franco Muzzio, Roma 2011

-Weeks N., The Medical Discoveries of Edward Bach Physician, C.W. Daniel, Saffron Walden 1940

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