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Artemide, dea della Luna e della Natura selvaggia

Artemide è la forma che assunse presso la civiltà greca una dea di origini preelleniche legata al culto delle foreste, degli animali selvaggi, della Luna e più in generale del potere rigenerativo della Natura.

La sua figura, come spesso accade alle divinità femminili presso le civiltà patriarcali, assume diverse forme, si nasconde e riappare, accogliendo al suo interno altre divinità, cambiando nome, trasfigurandosi, ma rimanendo sempre riconoscibile a chi la cerca, grazie ad alcuni aspetti fondamentali. C’è chi sostiene che un tempo fosse la dea Astarte (Ishtar, Inanna), dea dell’amore e della guerra che poi presso i Greci venne “fatta a pezzi” in più dee specializzate.

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Del resto, la stessa etimologia del nome Artemide è misteriosa e rimane incerta nonostante siano state avanzate svariate ipotesi. Secondo alcuni deriva dalla radice persiana *arta, che significa grandiosa, sacra, eccellente, in questo caso identificandola ancora di più con la Grande Madre di Efeso. Secondo altri deriva dalla radice greca strat o rat, che significa scuotere. Altri fanno risalire il nome al greco arktos, che significa orso, e questa ipotesi sarebbe supportata sia dal fatto che il culto di Artemide, soprattutto in Attica, era legato a quello dell’orso, sia dalla storia di Callisto, che originariamente era Artemide stessa (di cui Callisto era l’epiteto arcadico, come spiegato meglio in seguito). Questo culto era ciò che sopravviveva di antichissimi rituali totemici e sciamanici, e faceva parte di un più ampio culto dell’orsa già riscontrato nelle culture indoeuropee (per esempio la dea orsa celtica Artio). Una forma arcaica di Artemide veniva venerata nella Creta minoica come dea delle montagne e della caccia chiamata Britomartis.

In ogni caso, le forme più antiche attestate del nome sono in greco miceneo: Artemitos e Artimitei, scritte nell’alfabeto della Lineare B, nomi cui gli studiosi riconoscono un’origine preellenica. In Lidia era venerata con il nome Artimus.

Artemide era la dea protettrice dalle Amazzoni, donne forti e indipendenti, abilissime guerriere, che dalla Libia, per non sottomettersi al patriarcato, si erano spostate sui monti della Tracia e dell’Anatolia e lì vivevano in totale libertà.

A lei era dedicato il tempio di Artemide a Efeso, una delle sette meraviglie del mondo antico, dove si trovava una statua che la rappresentava con centinaia di mammelle, come madre-animale-natura, grande nutrice divina, dispensatrice di vita.

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In Arcadia, un luogo in cui gran parte della cultura dell’Europa pre-indoeuropea era stata conservata, la chiamavano Callisto, la “bellissima”, oppure Agrotera, la “selvaggia”. Omero si riferisce a lei con l’epiteto di potnia theron, “Signora degli animali selvaggi”.

Presso i Greci, Artemide era una delle dodici maggiori divinità dell’Olimpo. Era figlia di Zeus e Leto, sorella gemella di Apollo. Artemide era la Luna, Apollo il Sole. Ma Artemide nacque prima di Apollo e aiutò poi sua madre a dare alla luce il fratello, assistendola durante i nove lunghi giorni di travaglio. Per questo è considerata anche la dea protettrice delle donne che partoriscono.

Artemis and Actaeon. Detail from an Athenian red-figure clay vase, about 480 BCE. Museum of Fine Arts, Boston

Artemide è una delle dee vergini, è indipendente ed è un’abilissima arciera. Con il suo arco e le sue frecce d’oro, costruite su misura per lei da Efeso e dai Ciclopi, Artemide, che i Romani chiamavano Diana, non sbaglia mai la mira. E’ una dea competitiva, vendicativa, che si scaglia verso il suo obiettivo senza lasciarsi distogliere da nulla. Artemide ottiene sempre ciò che vuole e punisce senza pietà chi manca di rispetto a lei o a qualcuna delle sue sorelle ninfe.

Artemide protegge le donne (sono molte le occasioni in cui impedisce o vendica stupri ai danni di una delle sue ninfe o di donne che hanno invocato il suo aiuto), le partorienti, i cuccioli, gli animali selvatici, i boschi.

Più in generale, si può dire che Artemide protegge la natura incontaminata, il potere rigeneratore della Natura nella sua forma più pura, più primordiale. E’ la dea di ciò che non appartiene all’uomo, di quello che l’uomo non può e non deve controllare né violare, la parte più misteriosa di Gaia, il suo cuore verde. E’ la dea della Vita che si rigenera, e come tale è una dea giovane, irruente, indomabile, piena di forza.

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Può comparire sotto forma di lepre, di cervo, di quaglia, di orsa, di leonessa o di falce di Luna.

Il suo essere dea della caccia non è da vedere come una contraddizione: infatti Artemide è più che altro dea dell’istinto predatorio, così come dell’Istinto in generale: è l’Orsa che caccia per sfamare i suoi cuccioli, la leonessa che diventa tutt’uno con la preda. E’ l’istinto di sopravvivenza, la fame di vita. Così come non bisogna vedere contraddizioni nel suo essere vergine e al tempo stesso protettrice delle partorienti: Artemide protegge tutte le donne, le aiuta, le difende con la sua forza adamantina. La donne che danno alla luce meritano ancor più la sua protezione in quanto stanno mettendo al mondo dei cuccioli, stanno propagando la Vita, e in quel momento sacro, in quel rito di iniziazione e passaggio che è il parto, divengono Natura allo stato puro, pervase da un dolore-gioia che accomuna tutte le madri del mondo.

Artemide è vergine per i Greci perché in una società patriarcale una donna libera, indipendente e incontaminata doveva per forza essere una vergine, per essere considerata rispettabile, degna di onore pur non appartenendo a nessun uomo. In un mondo di uomini, la verginità la rendeva libera, mentre se si fosse “conceduta” a qualcuno il suo potere sarebbe diminuito.

Questo non implica che anche la divinità preellenica da cui Artemide deriva fosse vergine. In una società matrifocale, dove la donna non è considerata una proprietà dell’uomo, la verginità non costituisce necessariamente un valore, anche se può essere una scelta.

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In ogni caso, la verginità di Artemide la identifica con l’aspetto bianco della Triplice Dea: quello della fanciulla giocosa che va alla scoperta della vita, l’adolescente che scorrazza per i boschi posseduta dalla Spirito della Natura.

Gli attributi di Artemide sono l’arco e le frecce, la luna crescente, una veste gialla con il bordo rosso che arriva solo alle ginocchia per permettere di correre, una muta di cani da caccia (sei maschi e sette femmine), 60 oceanine e 20 ninfe bambine che si prendono cura dei suoi cani quando la dea non c’è.

Sono numerosi i miti che narrano di lei e delle sue imprese, mettendo in luce il suo temperamento. Tra i più famosi c’è quello di Aretusa e Alfeo. La ninfa dei boschi Aretusa, di ritorno da una battuta di caccia, si era spogliata e si stava rinfrescando con un bagno in un fiume quando il dio di quel fiume, Alfeo, la scorse e, acceso dal desiderio, la inseguì. Aretusa mentre fuggiva chiamava aiuto invocando il nemo di Artemide che, udite le grida della ninfa, arrivò in suo soccorso, la nascose in un alone di nebbia e la trasformò in fonte d’acqua cristallina.

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Alfeo e Aretusa rappresentati nella statua che si trova presso la fonte Aretusa, sull’isola di Ortigia, a Siracusa.

In un altro mito si racconta del cacciatore Atteone che, mentre vagava con i suoi cani per la foresta s’imbattè per caso nella dea e nelle sue ninfe che si bagnavano in uno stagno nascosto e rimase attonito a guardare. Quando se ne accorse, offesa da quell’indiscrezione, Artemide gli spruzzò dell’acqua sulla faccia, trasformandolo in un cervo, così che i suoi cani si scagliarono contro il loro stesso padrone. Preso dal panico, Atteone cercò di fuggire ma venne raggiunto e sbranato.

Artemide uccise anche un altro cacciatore, Orione, secondo alcune versioni del mito l’unico uomo da lei amato, con cui trascorreva lungo tempo nei boschi. Apollo, che si sentiva offeso dall’amore della sorella, quando un giorno vide Orione nuotare in mare con la testa a pelo dell’acqua, chiamò Artemide, che si trovava poco distante, le indicò un oggetto scuro nell’oceano e le disse che non sarebbe mai riuscita a colpirlo. Provocata dalla sfida del fratello e non sapendo che l’oggetto contro cui mirava fosse la testa del suo amato, Artemide scoccò una freccia e lo uccise. Successivamente, la dea pose Orione fra le stelle e gli diede uno dei suoi cani, Sirio, la stella principale della costellazione del Cane, affinché lo accompagnasse nei cieli. Così, il solo uomo da lei amato fu vittima della sua natura competitiva.

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Secondo altre versioni invece Artemide non amava Orione, e lo uccise facendolo mordere da uno scorpione quando egli la provocò dicendole di essere un cacciatore più abile di lei. Per questo in cielo la costellazione dello Scorpione insegue sempre quella di Orione…

Affascinante e misterioso è anche il mito che narra la storia di Callisto (che in origine non era altro che una manifestazione di Artemide stessa, e ci riporta all’argomento della verginità e della castità). Callisto era figlia di Licaone, Re dell’Arcadia, ed era anche una compagna di caccia di Artemide. Come tale, decise di prendere il voto di castità. ma un giorno Zeus le apparve sotto le sembianze di Artemide, o di Apollo in alcune versioni, conquistò la sua confidenza e le sedusse (o la violentò, secondo Ovidio). Il frutto di questo incontro fu la nascita adì un figlio, Arcas.

Irata, Artemide (o secondo altre versioni Era) trasformò Callisto in un’orsa. Arcas, quando la vide, non riconoscendo sua madre, quasi la uccise: Zeus lo fermò appena in tempo. Preso dalla compassione, Zeus mise l’orso Callisto in cielo, dando origine alla costellazione dell’Orsa. Alcune storie raccontano che egli posa sia Arcas che Callisto in cielo come orsi, formando le costellazioni Ursa Minor e Ursa Major.

Ursa major

Ursa major

Questo mito contiene probabilmente tracce sia degli antichissimi culti sciamanici dell’orso in uso nell’Europa neolitica, sia sull’evoluzione della figura di Artemide: considerando infatti che, come detto prima, in origine Callisto era un epiteto della stessa dea, è interessante notare come quest’ultima punisca quella che in fondo non è altro che una parte (arcaica) di se stessa per non aver rispettato il voto di castità (così caro ai Greci), proprio trasformandola in un’orsa, simbolo antichissimo della Dea Madre, dell’istinto e della potenza della Natura.

Artemide, dea della Luna, si sentiva perfettamente a suo agio nella notte, quando vagabondava per il suo regno selvaggio nella luce lunare o di una torcia. Nelle sembianze di dea della Luna crescente era collegata con altre due dee: Selene, la Luna piena, ed Ecate, la Luna nuova. Insieme le tre dee erano considerate una trinità lunare: Selene aveva potere in cielo, Artemide sulla Terra, Ecate nel misterioso mondo sotterraneo.

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Riporto un brano molto interessante a proposito della visione lunare, tratto da Le dee dentro la donna, di Jean S. Bolen:

La chiarezza con cui la cacciatrice Artemide centra il bersaglio è uno dei suoi tipici modi di ‘vedere’. Caratteristica di Artemide in quanto dea della luna è la ‘visione lunare’. Visto al chiaro di luna, un paesaggio si trasforma, i particolari si fanno indistinti, belli e spesso misteriosi. Lo sguardo viene attratto verso l’alto, verso i cieli stellati, oppure verso un’immagine ampia, allargata della natura. Al chiaro di luna chi è in contatto con la dimensione Artemide diviene parte inconsapevole della natura, per qualche istante in essa e tutt’uno con essa. Nel suo libro Women in the Wilderness, China Galland sottolinea che quando le donne vagano per luoghi selvaggi compiono anche un percorso interiore: “Andare per luoghi selvaggi implica il riconoscimento di una dimensione ‘selvaggia’ dentro di noi. Questo è forse il valore più profondo di una simile esperienza, il riconoscimento della nostra affinità con il mondo della natura.” Le donne che seguono Artemide nelle regioni impervie scoprono se stesse e per questo diventano più riflessive. Spesso fanno sogni più vividi del consueto e ciò favorisce in loro uno sguardo interiore. Vedono i luoghi interiori e i simboli onirici ‘al chiaro di luna’, per così dire, in contrasto con la realtà tangibile, e questo, alla vivida luce del giorno, lo si apprezza ancora di più.

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Invochiamo questa dea indomabile ed elusiva quando vogliamo attivare in noi l’archetipo della vergine guerriera, dell’Amazzone, della donna-dea completamente focalizzata sul suo obiettivo, che tende l’arco, prende la mira e scocca la freccia dorata centrando perfettamente il bersaglio. Artemide ci dona la forza dell’indipendenza, della concentrazione, della libertà di spirito. Inoltre accende in noi quella visione lunare che ci permette di vedere noi stesse e il mondo che ci circonda sotto un’altra luce, con lo sguardo proprio di un essere della Natura. Artemide risveglia il nostro sesto senso, l’esattezza di chi agisce guidato dall’istinto e dall’intuizione anziché dal ragionamento. Ci pervade di Vita, di forza rigenerante. Ci permette di intuire con estrema lucidità che siamo Natura divina, che fra noi e la foresta non c’è alcuna differenza, che dentro di noi ci sono boschi illuminati solo da una falce di Luna, abitati da animali selvaggi, che abbiamo dalla nostra parte l’immensa e inesauribile energia della Vita, che ci sostiene proprio quando decidiamo di ascoltare il nostro istinto, di seguire nuotando il suo flusso.

Artemide protegge tutte le donne in difficoltà, in particolare coloro che subiscono abusi da parte di uomini, e tutte le madri che stanno dando alla luce i loro cuccioli. Inoltre protegge gli animali, i boschi e i luoghi incontaminati.

Celebriamo la dea recandoci in boschi o in luoghi selvaggi, se possibile durante notti di luna crescente, sintonizzandoci con il battito del cuore della Natura, con il respiro animale che ci anima, sviluppando la nostra visione lunare e ascoltando il nostro istinto. Se vogliamo, corriamo per il bosco, oppure bagnamoci in fiumi o cascate. Sentiamoci vive, forti, libere, intere. Abbiamo tutto il diritto di esserlo. Sentiamo che la dea è tutt’intorno a noi: è il corpo del bosco, lo sguardo della Luna, il respiro degli alberi e della Terra, canta con la voce dei ruscelli, ci sfiora con il vento entrando dentro di noi e vivificando ogni nostra cellula. Al tempo stesso la dea è anche già dentro di noi, da sempre, in quei luoghi del nostro inconscio ricoperti da foreste inesplorate, che attende tra i tronchi che noi la scopriamo, stringendo in una mano il suo magnifico arco d’oro, carezzando un lupo con l’altra. E, a volte, si trasforma in un’orsa…

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Bibliografia e sitografia:

-Bolen J.S., Le dee dentro la donna, Astrolabio, Roma 1991

-Monaghan P., Dizionario delle dee e delle eroine, Edizioni Red!, Milano 2004

-Wikipedia (inglese): https://en.wikipedia.org/wiki/Artemis

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Pietra di Luna, la pietra dell’Intuizione

La Pietra di Luna è conosciuta e considerata magica fin dall’antichità. Si riteneva che questa pietra fosse costituita da raggi lunari solidificati. Nel mobile luccichìo azzurro presente al suo interno, i Romani scorgevano la presenza di una dea. Essi identificavano la Pietra di Luna con Diana, l’Artemide greca, dea dei boschi, degli animali selvaggi, della caccia rituale e della Luna.

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La Pietra di Luna appartiene alla classe dei tettosilicati. E’ un feldspato potassico su cui, a causa della struttura lamellare, la luce incidente si rifrange, determinando i riflessi bianco bluastri, quel barlume azzurro chiaro che compare e scompare a seconda della luce e che tecnicamente è un fenomeno ottico chiamato adularescenza, da Adularia, il nome di una varietà di Pietra di Luna trovata nelle Alpi europee, in Svizzera.

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La Pietra di Luna è un minerale primario idrotermale. Questo significa che si forma nelle viscere alchiemiche della Terra, durante la lenta solidificazione del magma, quando i minerali in esso sospesi precipitano, aggregandosi. In particolare, nel caso della Pietra di Luna così come dell’Amazzonite, della Fluorite e della Kunzite, durante il processo viene coinvolta anche l’acqua, che entra così a far parte della natura più intima della pietra, influenzandone carattere e proprietà.

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Se il progressivo raffreddamento del magma fa scendere la temperatura dell’acqua al di sotto di quella critica (372°C), si può avere la formazione di soluzioni acquose. Al di sopra della temperatura critica l’acqua si trova sempre allo stato gassoso, indipendentemente dal valore della pressione a cui è sottoposta. Ma sotto i 372°C, a certe pressioni elevate, possiamo già trovarla allo stato liquido. E’ allora che le sostanze disciolte nell’acqua, ovviamente più fluida del magma, danno origine a un tipo di minerali chiamati idrotermali (dal greco hydor, acqua, e therme, calore).

La caratteristica del processo litogenetico primario è la cristallizzazione di un liquido. Da una situazione di caos creativo, in cui son presenti tutte le sostanze ma nessuna forma, si va via via strutturando uno schema, una configurazione energetica che darà origine a un’entità particolare, con un determinato colore, una determinata geometria, una determinata frequenza.

Il magma è la matrice dalla quale sorgono tutte le rocce e tutti i minerali e la sua composizione cambia a seconda della regione terrestre.

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Nella formazione dei minerali primari a partire dal magma originario entrano in gioco svariati fattori: pressione, temperatura, spazio e tempo di raffreddamento, composizione del magma, e tutti questi aspetti influenzano le caratteristiche terapeutiche delle pietre a cui danno origine.

I minerali primari, tra cui la Pietra di Luna, sono solitamente pietre speciali per aiutarci a cristallizzare, a dare forma cioè, e a portare fuori il potenziale racchiuso in noi e ci ricordano anche che solo quando le nostre potenzialità riescono a trovare il loro ambito ottimale (metaforicamente calore, pressione, spazio…) possono giungere a manifestarsi adeguatamente.

Le rocce magmatiche e i minerali primari ci aiutano a sviluppare e a dispiegare il nostro potenziale complessivo e favoriscono i processi di apprendimento. Ogni minerale di origine magmatica rappresenta determinate qualità interiori delle quali favorisce lo sviluppo. Allo stesso modo, è in grado di stimolare la consapevolezza psicologica e lo sviluppo di modelli di pensiero e comportamento che contribuiscono alla guarigione.

I minerali primari sono inoltre ottimi promotori del processo di crescita, sostenendoci in tutte quelle situazioni in cui ci troviamo di fronte a cambiamenti radicali, o quando dobbiamo metabolizzare nuove impressioni o esperienze.

Nel caso dei minerali primari idrotermali, oltre a queste caratteristiche, occorre anche tener presente il ruolo svolto dall’acqua, che fa in un certo senso da madrina alle pietre, trasmettendo loro i suoi poteri legati all’inconscio, al femminile, alla memoria e alla trasmissione di informazioni, alla fluidità, alla trasparenza. Non dimentichiamo che l’acqua è una sostanza magica, dalle caratteristiche fisico-chimiche uniche al mondo.

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Il potenziale che la Pietra di Luna aiuta a sviluppare è quello dell’Intuizione, ovvero la capacità di connettere il II e il VI chakra (il terzo occhio), facendo sì che emozioni e consapevolezza si armonizzino, comunicando e lavorando insieme e aprendosi al tempo stesso alla luce che arriva dal VII chakra. La Pietra di Luna aiuta a raggiungere un buon equilibrio emotivo, mettendoci in contatto con le nostre emozioni in maniera delicata, collegata appunto alla consapevolezza. Da questo stato di equilibrio e serena accettazione delle emozioni, possiamo fare quel salto che ci permette di trasmutarle in consapevolezza superiore, e cioè in intuizione, chiamata anche nelle sue forme più evolute chiaroveggenza, sesto senso, psichismo. La Pietra di Luna è collegata anche alla ghiandola pineale (l’epifisi, una ghiandola misteriosa che regola la produzione di melatonina e quindi la nostra sensibilità alla luce e che è strettamente connessa al VII chakra). Può influenzare il mondo dei sogni e delle visioni, essendo un minerale in rapporto con la Luna e quindi le maree, il mare, l’inconscio individuale e collettivo. Stimolando l’intuizione, la Pietra di Luna stimola anche la capacità di fare sogni lucidi o premonitori, nuotando con il corpo astrale nel mare dell’Inconscio. Fin dal passato è stata utilizzata come pietra per potenziare l’attività onirica, oltre che per stimolare la fertilità, regolare il ciclo mestruale e attenuare l’ipersensibilità femminile ad esso legata.

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La Pietra di Luna, proprio come il corpo celeste da cui prende il nome, è un minerale che stimola potentemente alcune qualità del femminile: fertilità, amore, intuizione, sesto senso.

Questo però non significa che non possa tornare molto utile anche agli uomini: infatti, un uomo che ricorre all’aiuto di questa preziosa pietra, potrà integrare meglio il femminile dentro di sé, portando alla luce qualità che, essendo tipicamente yin , sono fondamentali per l’armonioso sviluppo della persona come microcosmo. Aiuta inoltre chi ha un atteggiamento troppo maschile (che si tratti di uomini o di donne) ad accettare il proprio femminino, i sentimenti, le emozioni.

Dormire con una Pietra di Luna sotto al cuscino porta sogni lucidi e visioni. Appoggiare una Pietra di Luna sul VI chakra durante la meditazione aiuta a sviluppare la facoltà intuitive, ovvero la capacità di attingere all’Akasha, di conoscere le cose come stanno, “bypassando” la mente razionale, di sentire la verità di una situazione, di prevedere gli eventi sincronizzandoci con il Cosmo. Indossare abitualmente una Pietra di Luna può inoltre aiutare a stabilizzare il ciclo mestruale, equilibrare il lato emozionale rendendolo più lucido e quindi più focalizzato, stimolare eventualmente la fertilità. Infine, la Pietra di Luna smussa le spigolosità del carattere, favorendo la dolcezza.

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Il potere della Pietra di Luna è massimo durante il plenilunio e vicino al mare.

Per ricaricarla non bisogna esporla ai raggi del Sole ma, naturalmente, a quelli di sua madre, la Luna piena.

Per purificarla è possibile passarla nel fumo di ramoscelli di incenso di salvia bianca oppure tenerla qualche istante sotto a un getto d’acqua (meglio se acqua viva quale quella di un torrente limpido, del mare, di una cascata..), oppure ancora seppellirla nella Terra per un giorno o lasciarla all’aperto in una notte di Luna nuova (questi ultimi due metodi sono particolarmente efficaci se ci si trova in ambienti il più possibile incontaminati e selvaggi, vicini agli elementi).

Nel repertorio di essenze alaskane, è presente l’elisir di gemma ottenuto dalla Pietra di Luna. L’essenza si chiama appunto Moonstone ed è indicata nei casi di sensibilità psichica accresciuta durante le mestruazioni, irritabilità, energia emozionale bloccata e difficoltà a esprimerla in modo chiaro, mancanza di sensibilità e consapevolezza intuitiva, mancanza di dolcezza. Moonstone aiuta a muoversi in un autentico spazio dei sentimenti, ripulisce e fa circolare l’energia nel corpo emozionale, aiuta a completare i cicli emozionali, equilibra ed armonizza la sensitività psichica.

Parole chiave: intuizione, fertilità, psichico, femminile, inconscio, luna, mare

Colore: bianco lattescente

Chakra stimolato: II, VI, VII

nelboscodelladea_pietradilunaLa Visione della Pietra di Luna:

Durante una meditazione con l’aiuto dei cristalli, ho posizionato una Pietra di Luna sul mio terzo occhio (VI chakra) e una sul II chakra. Ho poi chiesto alla Pietra di parlarmi, di comunicarmi la sua visione, e sono rimasta aperta a ciò che sarebbe arrivato, senza aspettative, a occhi chiusi, respirando profondamente e sentendo insieme al respiro l’energia entrare dal mio chakra della corona e percorrere tutta la mia spina dorsale energetica fino a giungere al chakra della radice, per poi diffondersi nelle gambe, nelle braccia, in ogni mia cellula. Questa è la visione che la Pietra di Luna mi ha regalato.

Sono nell’Oceano, le Acque buie e profonde dell’Inconscio. Io sono un corpuscolo, una molecola d’acqua nell’Oceano. Raggi di Luna penetrano nelle acque, mi attraversano, illuminano un mondo di figura intorno a me: forme, vortici, pesci splendenti. Il mio corpo di molecola, attraversato dai raggi lunari, inizia a cambiare. Lo sento trasformarsi: cresce, si gonfia…

Mi risveglio sdraiata sulla sabba i in riva al mare. Ora il mio corpo è un corpo nudo di donna dalla pelle candida. La Luna piena mi illumina, le onde del mare gonfio e calmo lambiscono i miei piedi. La spiaggia su cui mi trovo è piccola, per via dell’alta marea, dalle cui acque nere, poco più in là, spuntano degli scogli. Raggiungo a nuoto lo scoglio più alto e mi ci arrampico. In cima, nella roccia nera c’è una piccola pozza di acqua illuminata dai raggi lunari che le donano riflessi azzurri luminosi… E’ Pietra di Luna liquida. Mi ci specchio. Vedo il volto della Dea, il volto della Luna. Le chiedo “Dove posso trovare la Pietra di Luna solida?”, mi risponde “Nei tuoi sogni. Devi trovarla nei tuoi sogni e portarla nel mondo”.

Bagno un dito nella pozza di Pietra di Luna liquida e ne lascio cadere una goccia in mezzo alle mie sopracciglia, sul terzo occhio.  La goccia diventa una Luna piena splendente in cui posso tuffarmi. Sono pronta per fare sogni lucidi. Sono pronta per il sogno lucido della Vita.

Grazie!

OM. Shanti. Shanti. Shanti.

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Letture consigliate:

-M.Gienger, L’arte di curare con le pietre, Crisalide, Spigno Saturnia 1997

-S.Johnson, L’Essenza della Guarigione, Bruno Galeazzi Editore, Bassano del Grappa 2004

-K.Raphaell, La luce dei cristalli, Verdechiaro, Baiso 2012

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