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Pioppo: dissolvere la Paura e attraversare la Soglia

Nome: Populus tremula, Populus alba, Populus nigra L., famiglia delle Salicaceae
(Nota: al genere Pioppo appartengono circa 200 specie. In questa monografia tratteremo delle tre specie più diffuse in Italia).
Il nome generico latino Pōpulus, in passato venne associato a pŏpulus, “popolo”, ma in realtà si tratta di una paraetimologia, comune anche nell’antichità seppure infondata, in quanto il nome dell’albero presenta la prima vocale lunga, mentre pŏpulus quella breve. L’origine del nome rimane incerta, riuscendo ad arrivare soltanto al greco antico apellon, che indica il pioppo nero.

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Botanica:
I pioppi sono alberi slanciati, non molto alti (altezza massima 25-30 m) né particolarmente longevi, a crescita rapida e dalla chioma piuttosto irregolare dovuta alla presenza frequente di rami epicormici (cioè rami di più anni che si sviluppano sul fusto a partire da una gemma dormiente, in seguito a ferite, improvvise messe in luce o forti riduzioni laterali della chioma). Il loro areale di crescita si estende dal bacino del Mediterraneo fino alle steppe della Russia. Amano terreni sabbiosi, anche poveri di nutrienti ma ricchi di acqua, come piane alluvionali e margini di fiumi, dove le loro radici molto ramificate ma poco profonde si possono espandere senza incontrare troppi ostacoli e drenando i liquidi del terreno. L’alta percentuale di acido salicilico presente nella corteccia permette loro di resistere all’umidità, facendone tesoro.

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Populus nigra L., fiori maschili

Sono alberi pionieri, che crescono nella luce, in campi aperti o ai margini dei boschi. La loro corteccia grigio-argentea è liscia in giovane età, mentre col passare degli anni tende a desquamarsi, similmente a quella della Betulla. La parte superiore del tronco resta però sempre liscia.
I pioppi sono alberi dioici (in cui cioè i fiori maschili e quelli femminili crescono su esemplari diversi), e i fiori sbocciano sui rami prima della comparsa delle foglie, tra febbraio e aprile. I fiori maschili sono amenti penduli, con antere rosse, mentre quelli femminili ricordano nella forma le gemme, da cui spuntano stigmi rossi o giallo-verdi, a seconda della specie e, una volta impollinati dal vento, sviluppano amenti fruttiferi ricoperti da una peluria cotonosa che permette ai semi di volare (ed è causa di fastidi per i soggetti allergici…). I peli dei semi sono costituiti da cellulosa, come il cotone, solo che, con uno spessore di 0,008 mm sono quasi 4 volte più sottili di quest’ultimo.

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Le foglie dei pioppi hanno lunghi piccioli e forme irregolari: il pioppo nero presenta foglie verde scuro dalla forma a cuore, finemente seghettata; il pioppo bianco ha foglie crenate o dentate, bianco-argentee sulla superficie inferiore, di forma e dimensione diverse anche sullo stesso esemplare; il pioppo tremulo ha foglie tondeggianti, verde chiaro, con denti ondulati, caratterizzate da un picciolo appiattito e particolarmente lungo (può raggiungere i 4 cm). E’ proprio la lunghezza del picciolo a permettere alle foglie dei pioppi di tremare (da qui l’epiteto specifico tremula) anche quando sembra non ci sia vento. Il loro movimento pressoché continuo aumenta la capacità di traspirazione della chioma, permettendo a questi alberi di far evaporare grandi quantità di acqua, drenando il suolo.

Fitoterapia:
La corteccia del pioppo, ricca in populina, salicina e sesquiterpeni, ha proprietà febbrifughe e sapore amaro. Si può assumere in decotti o sotto forma di polvere.
Le gemme, aromatiche e appiccicose, hanno invece un odore balsamico, un sapore caratteristico e contengono i glucosidi salicina, populina e crisina,  che durante la preparazione si scindono per idrolisi (la salicina per esempio si sdoppia in saligenina e glucosio); contengono inoltre derivati flavonici, gomma, resina, tannini e acido gallico. Le gemme anno proprietà balsamiche, anticatarrali, vasocostrittive, antisettiche e uricolitiche.

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Populus nigra L., gemma

In particolare, il gemmoderivato Populus nigra M.G. 1DH ha azione antitrombofilica, antispasmodica e antinfiammatoria, ed è consigliato anche negli stati infettivi a carico delle vie respiratorie per la sua azione spasmolitica e fluidificante. Le gemme entrano nella composizione del noto “Unguento populeo”, sedativo dei processi infiammatori articolari e antiemorroidario.
Una tisana di foglie di pioppo può inoltre aiutare a curare incontinenza e prostatite.

Reni e polmoni quindi gli organi per cui le parti del pioppo utilizzate in fitoterapia mostrano tropismo, e se consideriamo che, in erboristeria alchimia, le vie respiratorie sono governate da Mercurio e i reni da Venere, notiamo la corrispondenza fra le sue proprietà e due dei pianeti a cui è connesso più da vicino.

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Populus tremula L., foglia

In floriterapia, il rimedio preparato a partire dai fiori di Populus tremula (Aspen) è legato al potenziale spirituale della sensibilità ed è indicato come sostegno per i soggetti che sembrano avere “una pelle di meno” e presentano angosce, cupi presentimenti, paure inspiegabili e ipersensibilità verso stimoli provenienti sia dall’ambiente esterno che da quello interno. Aspen permette a queste “antenne” umane, che sembrano possedere una capacità superiore di captare segnali provenienti dall’inconscio collettivo o da altre dimensioni, di modulare le loro percezioni e sentirsi protetti. Tramite l’aiuto di Aspen, si passa dalla paura al coraggio, abbandonando il terrore di dissolversi nell’oscurità del nulla e lasciandosi percorrere dalle correnti che increspano l’inconscio senza che queste ci portino via.

Mitologia e storia:
Nell’alfabeto arboreo il nome del Pioppo è Eadha, e presso i Celti quest’albero era tenuto in grande considerazione per le sua capacità di proteggere, di schermare dalle energie nemiche, e il suo legno veniva infatti utilizzato per la costruzione degli scudi, pur non essendo di certo, da un punto di vista puramente meccanico, il legno più duro e resistente.
Per i Celti il Pioppo è inoltre l’albero che simboleggia l’equinozio d’autunno, forse per il meraviglioso colore dorato che le sue foglie assumono in questa stagione o forse, probabilmente, per la sua simbologia legata alle soglie fra i mondi.

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Per i Greci il Pioppo nero era sacro a Persefone e ad Ecate, l’aspetto oscuro della Luna, e considerato albero funerario piantato nei luoghi di sepoltura. Con ogni probabilità questa tradizione derivava da un culto antichissimo della Madre Terra. In epoca storica, in Acaia, a Egira (toponimo che significa “il luogo dei neri pioppi”), era ancora presente un bosco sacro dove si adorava la dea e si consultava un oracolo, forse ascoltando il suono delle chiome. Le sacerdotesse di Gea bevevano sangue di toro, considerato veleno per tutti gli altri mortali.

Ulisse, durante il suo viaggio nell’Oltretomba, s’imbatte nei pioppi neri (aigheroi) del bosco di Persefone che, insieme con i salici “che perdono i frutti”, segna la soglia che divide i morti dai vivi.

Ma, come rileva Alfredo Cattabiani in Florario (p.189), “il simbolismo del nero è una riduzione di quello originario, come dimostra lo stesso collegamento alla Grande Madre la quale (…) non è soltanto colei che toglie la vita ma anche colei che la dona: utero cosmico che perennemente genera e accoglie in sé gli esseri nel ciclo vita-morte-vita.”

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Pur non essendo direttamente governato dalla Luna, il Pioppo mostra tuttavia forti tratti lunari nella sua relazione con le acque e nel suo presentarsi in tre aspetti che richiamano le fasi del corpo celeste: il Pioppo tremulo nel suo portamento ci ricorda la Vergine, il Pioppo bianco, con la sua chioma fluente e le foglie larghe, è la Madre, mentre il Pioppo nero rappresenta la fase oscura della Strega.

Più vado avanti con la mia ricerca sugli alberi, più mi rendo conto come queste creature non presentino, generalmente, caratteri solo maschili o femminili, ma archetipi misti, fondendo in sé i due poli dell’Energia e mostrando caratteristiche di entrambi i generi. Non mi riferisco alla sessualità biologica degli alberi (che possono essere monoici e dioici, e quindi ermafroditi oppure maschili o femminili), ma all’influenza archetipica espressa dal loro fenotipo. In pratica, raramente riconosco un albero come marcatamente maschile o femminile. Di solito sento entrambe le energie che danzano e si manifestano attraverso diverse caratteristiche nella stessa pianta. Come se gli alberi avessero già compreso che non esiste una reale divisione fra generi, e come questi si possano mescolare l’uno all’altro in forme di immensa bellezza e armonia.

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A proposito del bianco e del nero delle foglie del Pioppo, nel suo libro Il serto di Iside (vol. II, p.130) Angelo Angelini nota: “Sappiamo come il nero e il bianco siano colori limbici, sepolti nella parte filogenetica più antica del nostro cervello, e come essi corrispondano al risveglio dell’epifisi.”

Angelini attribuisce al Pioppo una funzionalità primaria Saturnina e una doppia funzionalità secondaria venusiana e mercuriana, collegandolo all’aldilà, alla fase di contrazione, irrigidimento e morte; ma anche alla funzione percettivo/comunicativa del Sé (Mercurio) e a quella che permette al Sé di entrare in relazione con gli altri tramite l’affetto, il contatto, la creatività (Venere e le acque del secondo chakra).

Un altro mito greco che ci parla del Pioppo racconta la storia di Fetonte, figlio del Sole, che ruba al padre il carro e pretende di guidarlo per le vie dei cieli. Ma poiché Fetonte, che si è appena scoperto figlio di Elio, è costretto molto presto a fare i conti con la propria superbia: non possedendo egli infatti le capacità dell’auriga, i cavalli non gli ubbidiscono e iniziano a imbizzarrirsi e ad andare per conto loro. Per cui prima il carro si avvicina troppo dalla Terra, rischiando di bruciare ogni cosa, poi invece se ne allontana eccessivamente, rendendo il mondo un luogo freddo e inospitale e andando e scottare le divinità dello Zodiaco, che se ne lamentano con Zeus, loro sovrano, il quale, indignato per la condotta di Fetonte e preoccupato per la salute dei mortali, scaglia un fulmine che fa precipitare il giovane nell’Eridano (il nostro Po).

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Sebastiano Ricci, Caduta di Fetonte (particolare), 1703-1704

Fetonte muore così tra le onde del fiume mentre le sue tre sorelle, inginocchiate lungo le sponde, lo piangono inconsolabili versando copiose lacrime lucenti. Il dolore delle tre donne commuove Zeus, che le tre Eliadi (ovvero “figlie di Elio”) in altrettanti alberi snelli e tremuli, i pioppi appunto, che continuano a stillare lacrime, in forma di resina. Secondo il mito, così ebbe anche origine l’ambra. Anticamente infatti si riteneva che l’ambra fosse resina di pioppo.

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Michelangelo, La caduta di Fetonte (particolare: le Eliadi)

In un altro mito ancora si narra che, quando Eracle dovette scendere agli inferi, si pose sul capo come protezione una corona di foglie di Pioppo, la cui parte esterne venne scurita dalle fiamme mentre quella interna, a contatto con il sudore dell’eroe e con la sua lucentezza, divenne bianca. Così si spiegava l’origine del colore del fogliame di Populus alba.

Corone d’oro rappresentanti foglie di Pioppo sono state anche rinvenute in sepolture mesopotamiche risalenti al 3000 a.C., e testimoniano che già all’epoca quest’albero era considerato una protezione per i viaggi nell’aldilà.

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Ancora il fuoco torna nell’uso del legno di pioppo come materia prima per i fiammiferi.

Infine, ricordiamo come presso i Lakota Sioux il Pioppo, chiamato wagachun, simboleggiasse l’Asse del Mondo in un rito chiamato la Danza del Sole, che l’uomo-medicina Alce Nero descrisse allo studioso John Epes Brown (e che questi riportò nel suo libro The sacred pipe, pubblicato nel 1947 e  frutto delle conversazioni con Alce Nero, che voleva testimoiniare le tradizioni del suo popolo prima che questo scomparisse).
Nel rito, un pioppo tagliato ritualmente nel bosco veniva eretto al centro della capanna della Danza del Sole a unire il Cielo e la Terra, centro dell’universo.
Alce Nero dice: “Credo che sarebbe opportuno che ora spiegassi perché consideriamo il Pioppo tanto sacro. Prima di tutto potrei dire che, molto tempo fa, fu il Pioppo a insegnarci a costruire il tepee e noi lo apprendemmo il giorno in cui certi nostri vecchi osservarono alcuni bambini che costruivano casette con queste foglie. (…) Un’altra ragione per cui decidemmo di piantare il Pioppo al centro della capanna è che il Grande Spirito ci ha mostrato che, se si taglia uno dei rami superiori di quest’albero, sulla sezione del fusto si vede disegnata una perfetta stella a cinque punte, che per noi rappresenta la presenza del Grande Spirito. Poi avrai notato che la voce del Pioppo è udibile anche con la brezza più leggera: noi crediamo che quello sia il suo  modo di pregare il Grande Spirito, poiché non soltanto gli uomini ma tutti gli esseri viventi lo pregano continuamente in modi diversi.”

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L’energia del Pioppo:
Tutti gli alberi sono soglie, portali energetici e guardiani di altre dimensioni. Ma il Pioppo lo è in modo speciale. Per me, a livello personale, è anche un albero molto importante perché ha costituito proprio la “porta d’entrata” in un altro mondo: è stato con il rimedio floreale ottenuto dai suoi fiori (Aspen) che ha avuto inizio il mio viaggio nel mondo spirituale e fisico (che poi è la stessa cosa, cos’è infatti l’universo se non il  corpo del Sé?) della Natura. Grazie al Pioppo ho iniziato a conoscere una parte di me di cui percepivo da sempre l’esistenza ma di cui nessuno ancora mi aveva mai parlato, avventurandomi attraverso i sentieri che si snodano intorno e dentro di noi, che per me sono rivestiti di piante che parlano. Steiner diceva che le piante profumano come i pianeti, e che i fiori sono in realtà nasi, che annusano il mondo in tutta la sua densità. Percezione e comunicazione, due facce di una sola facoltà, che ci permette di scambiare informazioni con il resto del cosmo così come ogni cellula del nostro corpo, lontana dell’essere una monade isolata, comunica e percepisce continuamente i messaggi delle altre.

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Il Pioppo ci insegna a non avere paura. Ci insegna come basti soltanto un piccolo “clic” per trasformare la paura in coraggio immenso. Egli infatti non trema di paura, ma di emozione, trema perché si lascia percorrere senza sosta dall’energia che lo circonda e lo pervade. Si allunga verso il cielo e lo collega alla Terra tramite una danza incessante e un incessante scorrere in lui delle acque (è l’acqua è simbolo dell’inconscio e della creazione). Il suo mormorio senza sosta è la sua melodia, perché il Pioppo è uno strumento musicale suonato dal vento e dalle correnti dell’etere.
Con la sua sensibilità coraggiosa ci mostra come la forza risieda nell’apertura, nella flessibilità e nella comunicazione.

Il Pioppo ci mostra anche che, una volta abbandonata ogni resistenza, ciò che accade non è la fine del mondo, ma il passaggio in un mondo più ampio, che include quello di prima ma ne supera i confini. Ci insegna a lasciar cade ogni resistenza, divenendo puri canali entro cui l’energia fluisce. Con il suo esempio luminoso dimostra come sia possibile, grazie alla centratura e alla chiarezza delle intenzioni, permettere al proprio Io di dissolversi nel Sé, percependo il movimento del cosmo, divenendo cosmo noi stessi. Grazie alla sua protezione, possiamo provare a integrare le percezioni extrasensoriali che tutti abbiamo e che prima ci terrorizzavano (paure, sogni, presentimenti, intuizioni), trasformando l’angoscia in danza, lasciando fluire l’energia anziché tentare di bloccarla, tenendoci aggrappati al nostro piccolo Io.

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Tramite la danza dello spirito, tramite la fiducia che è la base del coraggio, possiamo divenire paesaggio e collegarci a un universo infinitamente più grande, in cui non esiste paura, perché la paura è legata all’Io, che si sente piccolo e minacciato, ma se noi proviamo a dissolvere i nostri confini e a confonderci con il Tutto, la paura svanisce istantaneamente e al suo posto si apre un’immensa leggerezza luminosa. Dove sembra che ci sia il buio più profondo, proprio lì dentro si trova la sorgente della Luce. Ma per affrontare il buio bisogna prima sentirsi protetti, forti e sicuri. Per perdersi, paradossalmente (e la verità risiede sempre nei paradossi, o almeno in quelli che alla mente razionale appaiono come tali), occorre sapere esattamente dove si vuole andare. E soltanto perdendosi si raggiungerà la meta.

Oltre la ragione, oltre i confini della personalità, oltre la paura, là il Pioppo innalza la sua chioma rilucente e freme tutto, ondeggia salutandoci dall’orizzonte e il suo canto somiglia tanto a una risata. Una risata di quelle che escono dal cuore, una risata di sollievo, come quelle che scoppiano quando un grosso peso ci cade dalle spalle e l’energia che prima era bloccata nella contrazione dell’angoscia viene lasciata andare, esplodendo nell’aria in miliardi di scintille di luce. E questo è solo il primo passo attraverso la Soglia, l’inizio di un viaggio completamente diverso.

E poi ancora un’altra lezione ci insegna il Pioppo, ovvero che a volte ciò che pensiamo di primo acchito davanti a un fatto non è l’interpretazione più corretta, ma una proiezione di ciò che abbiamo dentro che deforma il significato del segno… Il Pioppo trema, sì, ma il suo tremare non è segno di paura, come inizialmente molti di noi sarebbero portati a credere. Il Pioppo trema perché ha la forza di aprirsi al cosmo e di lasciarsi percorrere tutto. Cioè, in un certo senso, trema di coraggio!

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Claude Monet, Sotto i pioppi, effetto di sole, 1887

Bibliografia:
-Adams M., The Wisdom of Trees, Head of Zeus Ltd, London 2014
-Angelini A., Il serto di Iside, Vol. I e II, Kemi, Milano 2008
-Brosse J., Mitologia degli alberi, Rizzoli, Milano1991
-Brown J.E., The Sacred Pipe, Penguin Books, London 1947 (pdf reperibile su internet)
-Campanini E., Manuale pratico di gemmoterapia,  Tecniche Nuove, Milano 2005
-Cattabiani A., Florario, Mondadori, Milano 2013
-Gobel T., La configurazione dello spazio nel mondo degli alberi e dell’uomo, Editrice Antroposofica, Milano 2011
-Graves R., La Dea Bianca, Adelphi, Milano 2001
-Graves R., I miti greci, Longanesi, Milano 1992
-Hageneder F., Lo spirito degli alberi, Crisalide, Latina 2001
-Hidalgo S., The healing power of Trees, Llewellyn Publications, Woodbury 2014
-Juniun M.M., Alchimia verde, Edizioni Mediterranee, Roma 2005
-Motti R., Botanica sistematica e forestale, Liguori Editore 2010
-Paterson J.M., Tree Wisdom, Thorsons, London 1996
-Pomini L., Erboristeria italiana, Edizioni Vitalità, Torino 1973