Il 1 agosto nella tradizione celtica si celebrava la festa di Lughnasadh, dedicata al dio Lugh, dio del Sole e della Luce. Lughnasadh è una delle quattro feste stagionali celtiche, insieme a Beltane (1 maggio), Samhain (1 novembre) e Imbolc (1 febbraio).
Lughnasadh (o Lammas presso i sassoni) inaugura l’inizio della stagione del raccolto e cade a metà fra il solstizio d’estate e l’equinozio d’autunno, segnando anche la fine dell’estate (per un’interessante descrizione delle stagioni e dei loro giorni naturali di inizio nella tradizione, vi consiglio di leggere lo splendido libro “L’anno della Terra” si Walter Cloos).
E’ una festa dell’abbondanza ma anche della speranza, della fiducia nel raccolto che verrà, frutto di duri lavori e della generosità di madre Terra.
Tradizionalmente veniva celebrata con fuochi, danze rituali, scambi commerciali, gare, la raccolta dei mirtilli a scopo divinatorio (se i mirtilli fossero stati abbondanti si avrebbe avuto anche un buon raccolto), visite ai pozzi sacri, offerte dedicate al primo grano e il sacrificio di un toro.
Il 31 luglio si allestivano capanne coperte di fiori, vicino a corsi d’acqua, dove gli amanti andavano a trascorrere la notte.
I riti di Lughnasadh miravano ad assicurare una stagione di raccolti abbondanti, che avrebbero garantito la sopravvivenza durante i lunghi mesi invernali.
Quest’anno l’energia che lo accompagna è particolarmente potente, perché la festa cade in un anno con tredici lune, proprio il giorno dopo quello della Luna Blu in Acquario, luna magica e speciale, perfetta per focalizzare le proprie intenzioni e realizzare i propri sogni.
Lughnasadh è un giorno di gioia e di aspettativa, ma anche di riflessione sul cambiamento: la luce dell’estate comincia a diminuire, le foglie degli alberi iniziano il loro processo di ingiallimento che le porterà a cadere, anche quest’anno, dai rami, preparando la coperta invernale della Terra.
Possiamo perciò connetterci all’energia solare di oggi con una meditazione sul Sole e sul tempo circolare: le stagioni meravigliose che scandiscono e accompagnano la danza della nostra vita nel mondo, l’eterno ritorno, lo scomparire quotidiano dell’astro e il suo quotidiano ritornare a illuminarci. L’andare e venire della terra lungo la sua orbita, i mutamenti essenziali ad esso legati. C’è un tempo per seminare e uno per raccogliere, un tempo per festeggiare e uno per stringersi intorno al fuoco, un tempo per lavorare e uno per sognare, un tempo per la fatica, uno per il riposo. E al centro di tutto questo ci siamo noi, che abbiamo le stesse necessità di cambiamento, di morte e rinascita della Terra. Quale sarà il nostro raccolto di quest’anno? Ci siamo dati da fare durante la semina? In ogni caso, siamo grati per ciò che abbiamo, togliamoci di dosso gli occhiali dell’insoddisfazione e, anche solo per un attimo, contempliamo la realtà a occhio nudo, con il nostro vero sguardo di dèi, di entità di pura luce. Identifichiamoci con il Tutto, abbandoniamo i nostri piccoli ego per scomparire nell’immensità della luce d’agosto. L’abbondanza ci circonda, fluisce da noi e verso di noi ed è il nostro stesso pensiero a crearla! Abbandoniamoci alla fiducia nella Terra, lasciamo che ci trasporti con sé nel suo viaggio eternamente presente, sempre mutevole, vivo! La Terra è viva e ci ama. Rendiamole onore per questo e ricambiamo la sua generosità. Siamo tutt’uno con lei, nel suo maturare e nel suo apparente morire. Fa tutto parte della Ruota della Vita e soltanto quando smetteremo di opporci al suo movimento e danzeremo insieme a lei potremo renderci conto di quanto sia meraviglioso e fonte di gioia incondizionata esserne parte.